Il 2 ottobre Romano Carletti sarà premiato a Palazzo Chigi, a Roma. La favola di Montemignaio (Arezzo) dove il piccolo Jaffar, di origini macedoni, non può usufruire dello scuolabus perché privo dell’accompagnamento per disabili.
A Montemignaio, nel Casentino, non lontano da Arezzo, c’è un signore, Romano Carletti, di 84 anni, che ogni giorno accompagna a scuola il piccolo Jaffar. Lui di anni ne ha solo 6, è di origini macedoni. E’ non vedente. Ha il padre taglialegna, Jaffar, un lavoro che lo porta via dall’alba alla sera; la mamma non ha la patente e per Jaffar andare a scuola è un problema senza soluzione: nello scuolabus del paese, infatti, non è attivo l’accompagnamento per piccoli disabili.
E allora Romano si è fatto avanti: sarà lui ad accompagnare il bambino. Come se fosse suo nipote. Intorno, un’Italia di malumori e porte chiuse ai migranti, agli stranieri, a chi è venuto in Italia per cercare lavoro e un destino migliore. Ma Romano non ci sta. Per lui è naturale portare il piccolo Jaffar a scuola, vederlo correre verso i suoi compagni, e abbracciarli sorridente.
Ogni mattina, alle 7,30, il “nonno putativo” si presenta a casa del bambino. Insieme, percorrono la lunga strada verso la scuola. 60 chilometri. All’inizio dell’estate, poco prima che le aule chiudano porte e finestre per le vacanze, la notizia si diffonde. Commuove, scuote la comunità di Montemignaio, ma non solo.
Arriva a Palazzo Chigi, dove mercoledì 2 ottobre a Romano Carletti sarà assegnato il premio come Nonno dell’anno “per il suo pronto spirito di solidarietà, per la sua dedizione nell’aiutare il prossimo, per la sua tenacia senza età, e per aver dimostrato, col suo esempio eccezionale di affettuoso altruismo, la sconfinata forza del grande cuore dei nonni”.
E anche il sindaco del borgo aretino, Roberto Pertichini, ha voluto chiosare la favola di Romano e Jaffar con un suo messaggio: “Carletti, in un mondo così poco propenso ad aiutare l’altro ha dimostrato quanto invece è gratificante, con grande sacrificio e amore aiutare chi è in difficoltà. Lo ringrazio per il messaggio che ha dato, perché le persone che scelgono di vivere in montagna, in un contesto di dimenticanza, sono attaccate a valori semplici ma fondamentali”.