Cinque persone ferite tra cui un bambino di 6 anni, che ora è in fin di vita. E’ l’11 settembre di Rimini. Nella giornata del ricordo della tragedia negli Usa a Miramare si consuma la folle violenza a opera di un 26enne somalo. Il bilancio dell’aggressione di ieri pomeriggio è pesantissimo: 5 persone accoltellate, tra cui un bambino che ha avuto la sfortuna di trovarsi sulla strada dell’aggressore. Gli ha reciso la giugulare con un fendente: il piccolo, ricoverato all’ospedale Infermi.
Tutto succede nel giro di pochi minuti. Il pomeriggio di terrore a Miramare comincia a bordo del bus della linea 11. Il giovane africano è tra i passeggeri. All’altezza della fermata vicino a Riminiterme gli si avvicinano i due controllori, due donne, per chiedergli il biglietto. Ma lui risponde estraendo il coltello. Aggredisce le due donne, ferendole davanti agli occhi attoniti degli altri passeggeri, che danno l’allarme. Scatta l’allarme, l’aggressore intanto scappa per le strade di Miramare.
Prova a rapinare due automobilisti, uno dopo l’altro, per fuggire in auto. Non ci riesce, ma la sua furia è incontenibile. Lungo la strada, nella sua folle fuga, ferisce altre tre persone. Una di queste è un bambino di soli 6 anni. La lama gli recide la giugulare. Sul posto arrivano varie ambulanze. I due controllori vengono portati a Cesena: ad avere la peggio una delle due donne, ferita al collo.
Intanto la caccia all’uomo della polizia prosegue senza sosta. Grazie ad alcuni testimoni, gli agenti capiscono che l’aggressore potrebbe essersi allontanato a bordo del Metromare. Fanno fermare il mezzo, ed è proprio sul Trc che trovano il somalo e lo arrestano, a un’ora di distanza dall’aggressione consumatasi sul bus.
Il pm Davide Ercolani ha subito disposto il fermo dell’accoltellatore. Tuttora in corso le indagini della Polizia, che ha impiegato anche la Scientifica per i rilievi sul bus. Si vuole capire il movente di tanta violenza, se sia trattato di un gesto di follia o se invece c’è qualcosa di più dietro. Ieri era l’11 settembre, e gli investigatori al momento non escludono alcuna pista, nemmeno quello del terrorismo.
Qualche risposta potrebbe arrivare dalle perquisizioni a casa del somalo, che aveva chiesto da alcuni mesi lo status di rifugiato ed era attualmente ospitato in una struttura della Croce rossa. Viene descritto come una persona che aveva già manifestato un carattere aggressivo e violento. Non sembrava né drogato né ubriaco ieri quando è stato arrestato, ma non si esclude che fosse sotto l’effetto di sostanze.