l Gran Sasso, tra i bacini idrici più grandi d’Europa, è a grave rischio di contaminazione. Le indagini della procura di Teramo fanno emergere la notizia per la quale sarebbe a rischio la salute di 700 mila persone. Secondo i carabinieri del NOE, coordinati dalla procura di Teramo, esiste un “permanente pericolo di inquinamento ambientale”, in quanto le acque reflue contaminate dai laboratori dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) non sarebbero state adeguatamente separate dall’acqua destinata al consumo umano.
Dieci gli avvisi di garanzia emanati nei confronti dei vertici dell’INFN, dell’ente Strada dei Parchi e di Ruzzo Reti. Secondo gli investigatori, infatti, anche lo stato delle gallerie dell’autostrada A24-A25 avrebbe contribuito a “deteriorare, in modo permanente, le acque sotterranee”.
“La struttura scientifica è sotto numerosi aspetti fragile, non sufficientemente impermeabilizzata e non in grado di garantire la collettività dai gravi rischi di contaminazione delle falde acquifere”, dichiara il magistrato Roberto Veneziano.
“Abbiamo sempre agito con onestà personale e correttezza istituzionale”, rispondono i vertici dell’Istituto di Fisica Nucleare
Le indagini sono scattate dopo che, a maggio 2017, 32 comuni della zona hanno dichiarato la non potabilità delle acque provenienti dal bacino incriminato. «In questi mesi non solo abbiamo depositato ben cinque dettagliatissimi esposti, ma abbiamo dato il nostro contributo fattivo alle indagini. Forse i ricercatori avrebbero potuto tenere un atteggiamento meno arrogante nei confronti dei cittadini, soprattutto visto quello che è emerso con gli accessi agli atti, a partire dallo stoccaggio irregolare di ben 2.292 tonnellate di sostanze chimiche pericolose posizionate praticamente nel punto di captazione delle acque potabili bevute da centinaia di migliaia di persone», spiega Augusto De Sanctis, membro del comitato “Mobilitazione per l’Acqua del Gran Sasso”.