Roma, 2 feb — Togliere green pass e obbligo vaccinale surrettizio tra due-tre settimane, perché «la maggior parte della popolazione è protetta o perché ha fatto la terza dose da poco o perché si è infettata da poco. Punto»:
un Andrea Crisanti sempre più controcorrente — a braccetto con le dichiarazioni di Bassetti — avverte della necessità di «liberalizzare tutto», «fra due-tre settimane, nel momento di massima protezione della popolazione», quando cioè una percentuale altissima di italiani sarà naturalmente immunizzata per aver contratto il virus e un’altra percentuale, parimenti alta, ha ricevuto il vaccino.
Crisanti contro green pass e obbligo
In un’intervista rilasciata oggi al Fatto Quotidiano il professore fa il punto sull’emergenza Coronavirus pronunciandosi contro l’obbligo vaccinale, il cui fantasma veleggia a giorni alterni nelle comunicazioni di ministero della salute e Cts. «Dal punto di vista della trasmissione del virus l’impatto è zero.
Può avere un impatto sulle terapie intensive, sopra i 50 anni possono ammalarsi anche in modo grave». Secondo Crisanti il problema alla base dell’obbligo, sia surrettizio sia conclamato, è di natura politica, oltre che sanitaria: «L’obbligo bisognava metterlo subito, dandosi l’obiettivo del 90%. E una volta raggiunto chiedersi: vale la pena di arrivare al 95% al costo di radicalizzare lo scontro nella società? Un problema politico, non epidemiologico».
Basta accanirsi sui non vaccinati
Da Crisanti arriva anche la critica verso il green pass «infinito» che il governo varerà oggi nel nuovo decreto Covid: «Non sapendo nulla vogliono tranquillizzare le persone vaccinate. Nulla di scientifico», insiste. «L’azione politica deve avere un obiettivo di sanità pubblica. È inutile che mi accanisco contro l’altro 10% se i dati dicono che il 90% basta.
Bisogna valutare la risposta della società, c’è sempre il singolo che non si vuole vaccinare per le più diverse ragioni». Il professore conclude con una previsione sulla quarta dose. sarà necessaria? «Spero di no, ma non lo sappiamo. Se non emergessero altre varianti e il livello di immunità si mantenesse elevato non servirebbe. Anche per questo sarebbe utile l’indagine sierologica per valutare il livello di immunità nella popolazione».