Addio alle pensione per queste categorie Una notizia davvero allarmante arriva proprio sule pensioni, grossi problemi per chi lavora da questi anni.
Parlare di pensioni è sempre molto difficile; gli italiani lo vedono, giustamente, come un tasto molto dolente. I requisiti sono sempre più stringenti e, al contrario, le quote pensionistiche non aumentano come dovrebbero.
Il sistema pensionistico italiano è stato introdotto nel 1895 con una legge che istituiva la Cassa nazionale di previdenza per i lavoratori dipendenti. Il sistema è basato su un modello retributivo, in cui l’importo della pensione viene calcolato in base agli anni di servizio e alla retribuzione media percepita durante la vita lavorativa.
Il modello è rimasto sostanzialmente lo stesso, ma nel corso degli anni sono cambiati più volte i requisiti minimi richiesti, così come le quote previste, in modo quasi mai favorevole ai cittadini.
Se è vero che lo Stato ultimamente ha innalzato la pensione minima, è altrettanto vero che i requisiti minimi vengono ricalcolati e quindi sarà più complicato rispettarli e arrivare finalmente all’agognato riposo dopo tanti anni di contributi. La riforma della valutazione al 7.3% prevede un’innalzamento pensionistico di 38 euro, e ci saranno molte persone che, per pochi euro, non riusciranno ad accedere al sistema.
Le regole sulla pensione
Oggi i requisiti per raggiungere il pensionamento di vecchiaia prevedono il raggiungimento dei 67 anni per gli uomini e 66 anni per le donne, con anzianità contributiva di almeno 20 anni. La quota contributiva è di 1,25% per ogni anno di contributi. È possibile andare in pensione anche prima dei 67 anni, ma in questo caso si avrà diritto a una pensione più bassa.
Per andare in pensione prima dei 67 anni è necessario avere un’anzianità contributiva superiore ai 20 anni. È possibile anche andare in pensione anticipata, ma in questo caso si avrà diritto a una quota pensionistica molto bassa. Le cose però cambiano per chi chi ha iniziato a lavorare dopo l’1 gennaio 1996: queste persone dovranno aver maturato una pensione di 10.992,73 euro, un aumento considerevole rispetto ai 10.245,27 euro sufficienti prima della riforma.
Qualche aiuto dallo Stato
Lo Stato ha cercato di aiutare i pensionati viste le difficoltà oggettive per arrivare a fine mese. Le pensioni minime, prima di 524, avranno un aumento di 11 euro al mese. Per un assegno di 1000 euro, l’aumento sarà tra i 70 e gli 80 euro. Per il massimo considerato nel piano pensione, ovvero 2692 euro, l’aumento arriva a 160-170 euro.
Nonostante l’intervento del governo, le difficoltà per i pensionati e per chi dovrà andare in pensione nei prossimi anni non mancheranno. Di certo saranno chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996, se le cose non cambieranno, sarà molto penalizzato dalle nuove indicazioni. L’età pensionistica è però ancora molto lontana per loro, quindi le norme potrebbero variare sensibilmente.