Adesso è ufficiale: Pantani non era dopato, analisi del sangue alterate con la de­pla­sma­zio­ne per eliminarlo

di redazione

Adesso è ufficiale: Pantani non era dopato, analisi del sangue alterate con la de­pla­sma­zio­ne per eliminarlo

| mercoledì 24 Ottobre 2018 - 04:08

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Adesso è ufficiale: Pantani non era dopato, analisi del sangue alterate con la de­pla­sma­zio­ne per eliminarlo

La tecnica della de­pla­sma­zio­ne del sangue usata per eliminare Pantani dal Giro d’Italia 1999: fu l’inizio del suo declino
Adesso è ufficiale. Ci sono voluti quasi 17 anni ma finalmente possiamo urlarlo con la conferma della giustizia italiana. Marco Pantani non si è mai dopato. Ed a fermarlo il 5 giugno 1999, nel giorno della penultima tappa del Giro d’Italia che aveva già vinto, e che a questo punto gli deve essere restituito, fu la camorra. Tramite la de­pla­sma­zio­ne, fu alterato il sangue del “Pirata” che risultò con un ematocrito superiore al consentito e venne quindi escluso dalla corsa che aveva dominato. Troppi interessi per le scommesse clandestine, troppi miliardi di puntate su Marco, con il rischio di bancarotta per i clan partenopei che avrebbero dovuto pagare troppe vincite. Massacrato dalla stampa e da chi lo accusava di essere un dopato, per Pantani iniziava un lungo calvario tra depressione umana e declino sportivo che l’avrebbe portato fino alla morte ancora avvolta nel mistero.

Ma i suoi amici e tifosi non l’hanno mai tradito ne’ abbandonato: troppo strano quel controllo anomalo del sangue, un valore che non poteva essere scientificamente plausibile con quello dei controlli svolti poche ore prima e poche ore dopo, tutti in regola. Eppure ci sono voluti 17 anni per arrivare alle conclusioni che chi è vicino a Marco sosteneva dal giorno stesso all’esclusione dalla corsa rosa. Troppo strano anche solo pensare che uno come lui, sempre onesto e leale, avesse pensato di doparsi e che l’avesse fatto proprio quel giorno, quando sarebbe stato anche “inutile” nel senso che quella corsa l’aveva già vinta. Proprio lui che era il più forte di tutti senza alcuna discussione.

Probabilmente lo stesso Pantani aveva percorso la strada per avere le prove che inchiodassero chi gli aveva causato quel fango, per affermare la propria innocenza, per farsi giustizia da se’ visto che nessuno lo faceva per lui. E non è da escludere che ci sia proprio questo dietro la sua morte prematura, e misteriosa, avvenuta il 14 febbraio 2004, neanche cinque anni dopo Madonna di Campiglio. Anche su quell’episodio ci sono ancora tanti, troppi punti di domanda a cui mai è ancora stata data una risposta.

La nuova rivelazione, stavolta ufficiale, arriva infatti dalle indagini della Procura della Repubblica di Forlì per la quale “un clan camorristico minacciò un medico – scrive il pm Sottani – per costringerlo ad alterare il test e far risultare Pantani fuori norma“. Un controllo antidoping effettuato a Madonna di Campiglio trovò il pirata con un ematocrito al 51,9% contro il 50% consentito dalle norme dell’Uci, la federciclismo mondiale. Da quel momento cominciò la caduta del pirata conclusa con la sua morte ancora avvolta nel mistero. Quel giorno, a Madonna di Campiglio, hanno distrutto il più grande ciclista di sempre e uno dei campioni più amati del mondo.

La Procura di Forlì, adesso, può soltanto archiviare perché i reati sono prescritti. Diverso invece il fronte civile e sportivo, sul quale i legali della famiglia Pantani stanno lavorando per capire se possano esserci spiragli per qualche azione.

L’intercettazione della vergogna


I

ntanto la redazione di Premium Sport ha trasmesso in esclusiva l’audio di un’intercettazione telefonica di un detenuto vicino alla Camorra e ad ambienti legati alle scommesse clandestine. L’uomo intercettato e’ lo stesso che, secondo Renato Vallanzasca, confido’ in prigione al criminale milanese quale sarebbe stato l’esito del Giro d’Italia del ’99, ovvero che Pantani, che fino a quel momento era stato dominatore assoluto, non avrebbe finito la corsa. Dopo le dichiarazioni di Vallanzasca, e grazie al lavoro della Procura di Forli’ e di quella di Napoli, l’uomo e’ stato identificato e interrogato e subito dopo ha telefonato a un parente. Telefonata che la Procura ha intercettato e che Premium Sport ha diffuso oggi per la prima volta, in esclusiva assoluta.

Questo il testo dell’intercettazione.

Uomo: “Mi hanno interrogato sulla morte di Pantani”.
Parente: “Noooo!!! Va buo’, e che c’entri tu?”.
U: “E che c’azzecca. Allora, Vallanzasca ha fatto delle dichiarazioni”.
P: “Noooo”.
U: “All’epoca dei fatti, nel ’99, loro (i Carabinieri, ndr) sono andati a prendere la lista di tutti i napoletani che erano…”.
P: “In galera”.
U: “Insieme a Vallanzasca. E mi hanno trovato pure a me. Io gli davo a mangia’.Nel senso che, non e’ che gli davo da mangiare: io gli preparavo da mangiare tutti i giorni perche’ e’ una persona che merita. E’ da tanti anni in galera, mangiavamo assieme, facevamo societa’ insieme”.
P: “E che c’entrava Vallanzasca con sto Pantani?”.
U: “Vallanzasca poche sere fa ha fatto delle dichiarazioni”.
P: “Una dichiarazione…”.
U: “Dicendo che un camorrista di grosso calibro gli avrebbe detto: ‘Guarda che il Giro d’Italia non lo vince Pantani, non arriva alla fine. Perche’ sbanca tutte ‘e cose perche’ si sono giocati tutti quanti a isso. E quindi praticamente la Camorra ha fatto perdere il Giro a Pantani.Cambiando le provette e facendolo risultare dopato. Questa cosa ci tiene a saperla anche la mamma”.
P: “Ma e’ vera questa cosa?”.
U: “Si’, si’, si’… si’, si’”.

La reazione di mamma Tonina


Finalmente qualcuno e’ riuscito a fare un buon lavoro, dopo tanti anni che cerco e leggo da tutte le parti – ha detto sempre a Premium Sport Tonina Pantani, la mamma del campione romagnolo trovato morto in un residence di Rimini il 14 febbraio 2004 – Devo ringraziare i ragazzi di Forli’, che ci hanno messo un grande impegno. Non mi ridanno Marco, logicamente, ma pensi gli ridiano la dignita’, anche se per me non l’ha mai persa. Le parole di questa intercettazione fanno male, e’ una conferma di quello che ha sempre detto Marco, cioe’ che l’avevano fregato. Io mio figlio lo conoscevo molto bene: Marco, se non era a posto quella mattina, faceva come tutti gli altri. Si sarebbe preso quei 15 giorni a casa e poi sarebbe rientrato, calmo. Pero’ non l’ha mai accettato, non l’ha mai accettato perche’ non era vero. Finalmente la gente ora potra’ dirlo, anche se tanta gente sapeva che l’avevano fregato. Io sono molto serena oggi: finalmente sono riuscita e sono riusciti a trovare queste cose”.

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