«Al nostro amico Antonio», la lettera degli amici ad Antonio Megalizzi

di redazione

«Al nostro amico Antonio», la lettera degli amici ad Antonio Megalizzi

| venerdì 14 Dicembre 2018 - 15:55

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«Al nostro amico Antonio», la lettera degli amici ad Antonio Megalizzi

TRENTO – Amici, studenti e colleghi giornalisti di Antonio Megalizzi hanno affisso un foglio sulla porta della casa di via Centa, a Trento, dove lo speaker viveva assieme ai genitori e alla sorella, negli edifici riservati ai dipendenti delle Ferrovie dello Stato. E’ un testo commovente, che in queste ore costringe decine di passanti e di vicini di casa a fermarsi e a leggere. Il testo della lettera aperta ad Antonio, scritto da uno studente universitario a nome di tutti, è questo:

«Se potessi fermare il tempo lo farei per te amico mio, perché i tuoi momenti più belli regalassero ancora ai tuoi giorni una gioia sempre viva. Se potessi prendere i tuoi problemi li lancerei nel mare e farei in modo che si sciolgano come il sale.

Ma adesso sto trovando tutte queste cose improponibili per me, non posso fermare il tempo, costruire una montagna, o prendere un arcobaleno luminoso da regalarti. Così Antonio lasciami essere ciò che so essere di più: semplicemente un amico che ti resta vicino». La lettera non è firmata, ma viene dedicata «Al nostro amico Antonio». Antonio non ce l’ha fatta, è morto lasciando un’enorme vuoto dietro di sé, un dolore infinito a tutti i suoi cari (a cui l’intero Paese in questi minuti si sta stringendo in un forte e caloroso abbraccio) e rabbia, tanta ma tanta rabbia nei confronti di gesta disumane che ti cambiano il pensiero sulla vita.

Sui social emerge che Antonio Megalizzi, domenica aveva raggiunto Strasburgo su un Flixbus per conto del progetto internazionale di radio universitarie Europhonica, stava lavorando all’idea di una nuova radio europea attraverso la quale giovani e studenti di ogni Paese raccontassero l’Europa ai loro coetanei sotto ogni punto di vista e in modo libero.

A Strasburgo aveva trovato alloggio presso lo studente e collega polacco Barto Oren Niedzielski, assieme al quale al momento dell’aggressione aveva appena finito di lavorare e con cui stava camminando poco lontano dal mercatino di Natale della città alsaziana. Martedì sera erano uno accanto all’altro, Antonio ancora con le cuffie per le trasmissioni in testa, quando il terrorista Cherif Chekatt ha puntato loro la pistola alla nuca e ha sparato, davanti agli occhi delle altre amiche di Europhonica, Caterina Mosera e Clara Rita Stevanato, ancora sotto shock e rientrate nella notte in Trentino e nel Veneziano, dove risiedono.

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