Alzheimer, bloccato fattore di rischio genetico per la prima volta: aperte porte a super vaccini

di redazione

Alzheimer, bloccato fattore di rischio genetico per la prima volta: aperte porte a super vaccini

| sabato 23 Marzo 2019 - 14:20

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Alzheimer, bloccato fattore di rischio genetico per la prima volta: aperte porte a super vaccini

Alzheimer, scoperta rivoluzionaria apre porte a vaccino: potrebbe prevenire 50-80% dei casi

Un team di ricerca dell’Università del Texas Sudoccidentale è riuscito per la prima volta a neutralizzare gli effetti negativi di uno dei fattori genetici responsabili dell’Alzheimer, l’alipoproteina E4. Questa molecola sarebbe in grado di favorire l’accumulo delle placche di beta amiloide nelle cellule e determinare la neurodegenerazione. La scoperta apre le porte a un vaccino innovativo che potrebbe prevenire moltissime diagnosi.

Alzheimer, scoperta rivoluzionaria apre porte a vaccino: potrebbe prevenire 50-80% dei casi
Un team di ricerca dell’Università del Texas Sudoccidentale è riuscito per la prima volta a neutralizzare gli effetti negativi di uno dei fattori genetici responsabili dell’Alzheimer, l’alipoproteina E4. Questa molecola sarebbe in grado di favorire l’accumulo delle placche di beta amiloide nelle cellule e determinare la neurodegenerazione. La scoperta apre le porte a un vaccino innovativo che potrebbe prevenire moltissime diagnosi.

Bloccata per la prima volta in laboratorio l’azione tossica di una proteina che favorisce l’accumulo delle placche di beta amiloide nelle cellule, un traguardo che potrebbe portare a un rivoluzionario vaccino (o a un altro tipo di farmaco) in grado di prevenire dal 50 percento all’80 percento dei casi di Alzheimer, la forma di demenza più diagnosticata al mondo. A riuscire nell’impresa un team di studiosi del Centro per la ricerca di neurodegenerazione traslazionale e del Medical Center presso l’Università del Texas Sudoccidentale di Dallas.

Gli scienziati, coordinati dal dottor Joachim Herz, ricercatore presso il Dipartimento di genetica molecolare dell’ateneo americano, hanno concentrato la propria indagine attorno alle alipoproteine, un gruppo di proteine che si lega ai lipidi (come il colesterolo) ed è in grado di trasportarli nei vari distretti dell’organismo, compreso il tessuto cerebrale. Esistono diverse varianti genetiche di queste alipoproteine (ApoE2, ApoE3, ApoE4 etc etc), e da studi precedenti è stato dimostrato che le persone che esprimono l’ApoE4 hanno un rischio di sviluppare l’Alzheimer dieci volte superiore rispetto ai portatori delle altre forme principali. In parole semplici, ApoE4 genera dei veri e propri “ingorghi” nel traffico cellulare, favorendo l’accumulo dei grovigli di proteina tau e placche di beta amiloide, che sono intimamente connesse con la neurodegenerazione e i sintomi fisici e cognitivi della demenza.

Herz e colleghi hanno scoperto in esperimenti su topi che abbassando il pH dei corpi vescicolari che si occupano del trasporto delle sostanze all’interno delle cellule (chiamati endosomi) è possibile prevenire la formazione degli ingorghi causati da ApoE4. In altri termini, si può ostacolare uno dei fattori genetici considerati più impattanti nello sviluppo del morbo di Alzheimer. Per riuscire nell’impresa gli scienziati americani hanno agito geneticamente e farmacologicamente su una proteina chiamata NHE6, che è responsabile dell’acidità degli endosomi.

Questa scoperta getta le basi per la creazione di un farmaco o di un vaccino da somministrare prima dei 40 anni, potenzialmente in grado di prevenire il rischio di sviluppare la più temuta forma di demenza (si stima colpirà 115 milioni di persone entro il 2050). “Una semplice pillola potrebbe un giorno neutralizzare il rischio del morbo di Alzheimer a esordio tardivo, così come le statine facilmente disponibili sono in grado di ridurre il rischio di malattie cardiovascolari”, ha dichiarato con entusiasmo il dottor Herz. I dettagli della ricerca sono stati pubblicati sul sito dell’ateneo di Dallas e sulla rivista scientifica eLife.

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