Anna risponde all’appello delle ong e sposa Abdul, un giovane richiedente asilo pakistano, per impedirne il rimpatrio. Ma il matrimonio fittizio sullo stile Riace diventa subito un incubo.
Lui si è piazzato nella piccola casa di Anna e si fa mantenere. Anna è un’attivista di sinistra. Di quelle che si presentavano alle stazioni con il cartello demenziale ‘refugees welcome’.
Abdul è in Germania perché non voleva ereditare la fattoria del padre in Pakistan. Preferisce farsi mantenere in Europa. Ha chiesto asilo ma gli è stato negato, perché la ‘protezione umanitaria’ esisteva solo in Italia per foraggiare le coop con nigeriani e pakistani.
“Se le leggi sono ingiuste, non ho alcun problema a violarle”, diceva Anna imitando Orlando Cascio e De Magistris.
Ma intanto Abdul si è piazzato a casa sua e le impone tradizioni islamiche: lei è una donna e si deve coprire, per questo le ha buttato vestiti troppo ‘appariscenti’.
Ora, Anna cerca aiuto da chi voleva fregare: i suoi connazionali. Ma nonostante questo dice che rifarebbe la stessa cosa, perché l’Occidente è ricco e colpevole. Ma preferirebbe non avere mai incontrato Abdul.