Avanti un altro, ‘L’ho fatto per mia figlia’: la triste verità della maschera

di admin

Avanti un altro, ‘L’ho fatto per mia figlia’: la triste verità della maschera

| mercoledì 10 Luglio 2019 - 15:47

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Avanti un altro, ‘L’ho fatto per mia figlia’: la triste verità della maschera

Dietro la “maschera” dello Iettatore di Avanti un altro si nasconde uno iettatore nella vita. E non perché Franco Pistoni, il personaggio del programma di Paolo Bonolis amato da grandi e piccini, porti realmente sfortuna. Ma perché quel suo aspetto cupo, quel fisico dinoccolato, chissà perché ha sempre ispirato poca fiducia, al punto che a Rieti, il suo paese, l’attore era sempre quello da emarginare, da tenere alla larga.

Un retroscena sorprendente, che lo Iettatore ha raccontato in un’intervista a “Il Fatto Quotidiano”:”A Rieti ero considerato una persona da non frequentare. Una ragazza venne picchiata dai genitori, solo perché era stata vista in giro con me. Ero alto, magro, con l’orecchino e di sinistra estrema: una persona da tenere a distanza”.

L’atteggiamento dei suoi compaesani mutò nel 1986, dopo che il suo lavoro lo aveva portato ad una comparizione ne “Il Nome della Rosa” accanto a Sean Connery: ”Quando tornai in paese, ero diventato quello che ha recitato con James Bond. Gli stessi che mi avevano tenuto a distanza adesso mi salutavano. Non ci feci caso”.

La passione più grande per lo Iettatore, il ruolo cui ormai vine associato Franco Pistoni, resta quella per il teatro:”Il cinema? L’ho fatto per guadagnare soldi, ma non mi è mai piaciuto. Forse perché sono sempre stato usato come caratterista negli stessi ruoli.

Feci una quarantina di film, di cui ne salvo solo un paio. Ero sempre quello alto, magro e piuttosto cupo. Forse perché ho un tipo di fisico associato a qualche tipo di malanno, anche psicologico. Ho ucciso e sono morto un sacco. In tutte le maniere: impiccato, suicidato, accoltellato”. E dire che anche la produzione di Avanti un altro lo contatta per interpretare lo Iettatore, un personaggio ispirato a quello di Totò nel film La Patente, Franco inizialmente rifiuta:

”Non volevo apparire. La tv non mi ha mai appassionato. Non ce l’ho mai avuta neanche a casa”. Poi però cambia idea, per tre motivi:”Primo, volevo sperimentare. Secondo, mi faceva comodo un’entrata per pagare gli studi di mia figlia all’Università di Roma. Terzo e più importante, con quel personaggio avrei avuto la mia ‘rivincita’. Volevo riuscire a trasformare una figura temuta e negativa nel suo esatto contrario. Volevo prendere un personaggio cupo, che mi era stato attribuito in passato, e trasformarlo in una figura piacevole, un piccolo cialtrone che piace anche ai bambini. Voi mi avete visto così? E io vi faccio vedere come posso piacere a tutti”.

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