Evaëlle aveva 11 anni e, secondo la testimonianza dei suoi genitori era una bambina solare, particolarmente sensibile e più matura della sua età. Bullizzata dai compagni di classe, ha commesso suicidiovenerdì 21 giugno a Herbaly, in Val-d’Oise, un comune a nord di Parigi. I suoi genitori l’hanno trovata impiccata in camera sua.
A raccontare i fatti sono proprio i genitori della piccola, Sébastien e Marie, in un’intervista al quotidiano francese Le Parisien.
Poco prima del suicidio di Evaëlle, Sébastien e Marie avevano sporto denuncia per bullismo scolastico, ma la vicenda non aveva avuto seguito.
Su un aspetto la coppia insiste particolarmente: un’insegnate è implicata nella vicenda del suicidio della bambina.
“Il bullismo non veniva solo da parte degli alunni”, martellano i genitori. “Bisogna prendere il termine ‘bullismo’ in senso ampio”.
A causa della crudeltà dei suoi compagni, Evaëlle avrebbe vissuto un inferno: insulti, spintoni, prese in giro. La bimba era stata presa di mira e quando si entra nel circolo vizioso del bullismo è purtroppo molto difficile affrancarsene.
Ma non è tutto perché, secondo i genitori che citano la testimonianza di alcuni compagni, le offese degli alunni sarebbero partite dalle continue angherie di una delle insegnanti.
“Tutto è cominciato da quello. La trattava malissimo”, racconta un’amica della vittima. “Quando non riesci a fare qualcosa ti dice che non sai fare niente, che fai schifo. Ci diceva sempre: ‘Siete la classe peggiore’”.
Un’altra ex alunna spiega: “Quell’insegnante non se la prendeva con tutti, dipendeva dalle persone. Di solito attacca i più deboli”.
Pare che Evaelle non abbia retto alle pressioni congiunte dell’insegnante e dei compagni e, bullizzata da tutti, abbia scelto la strada del suicidio.
“Era piena di gioia- racconta il padre, le lacrime agli occhi- Una bambina precoce, estremamente lucida per la sua età, forse troppo. Sognava di diventare una maestra e voleva essere amica di tutti. Era spesso eccessiva e si sa, quando si è eccessivi, ci si fa spesso rifiutare”.
I genitori descrivono Evaëlle come una bambina che amava aiutare gli altri, spesso anche a discapito di se stessa. “Le piaceva moltissimo fare scout. Credo che fosse la sua boccata d’ossigeno”, confida la madre. Se non fosse stata bullizzata a quel modo, probabilmente la bambina non avrebbe commesso suicidio.
Conclude il padre: “Tante volte i bambini non si rendono conto di quello che fanno. Per loro si tratta solo di prese in giro, non pensano alla conseguenza delle loro parole e azioni”. Non immagino che una bambina bullizzata possa arrivare a pensare al suicidio.
“Credo che si debbano istituire dei corsi di empatia nelle scuole a partire dalla materna. Bisogna insegnarla ai bambini, come fa la Finlandia”.