Carabiniere ucciso, la foto del colpevole: come lo hanno ridotto (Foto)

di admin

Carabiniere ucciso, la foto del colpevole: come lo hanno ridotto (Foto)

| domenica 28 Luglio 2019 - 13:02

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Carabiniere ucciso, la foto del colpevole: come lo hanno ridotto (Foto)

(Le foto alla fine dell’articolo). La foto che vedrete qui è stata scattata venerdì 26 luglio, in un ufficio del Reparto investigativo dei carabinieri di via In Selci, a Roma. Nello scatto una delle due belve che hanno ucciso Mario Cerciello Rega, il carabiniere morto a Roma.

Nel dettaglio si tratta di Gabriel Christian Natale Hjorth, di 18 anni, accusato di concorso in omicidio: l’esecutore materiale reo-confesso è il suo socio, Elder Lee.

Ecco Natale a capo chino, con gli occhi bendati con un foulard che gli impedisce di vedere attorno. Immagini stigmatizzate da Roberto Riccardi, portavoce del Comando generale dei carabinieri, che interpellato da Repubblica ha definito la fotografia “due volte intollerabile. Intollerabile in sé e intollerabile che sia stata scattata e divulgata”.

E ancora: “Quello che è accaduto è inaccettabile – premette -. L’indagine interna per accertare responsabilità disciplinari e penali ha già individuato i responsabili. I militari in questione sostengono che il fermato fosse stato bendato per non riconoscere sui monitor dei pc le immagini di altri sospettati. In ogni caso, abbiamo già denunciato alla magistratura quanto accaduto e gli esiti dei nostri accertamenti”. Per onor di cronaca, nella fotografia i monitor dei pc sono spenti.

Racconta il contesto emotivamente stravolto in cui un indiziato di reato è stato fermato e l’effetto a catena che ha prodotto. Mentre il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini qualificava come «bastardi» i due fermati dai carabinieri, pronunciando contestualmente la sentenza definitiva di «condanna a vita ai lavori forzati» , in una caserma dei carabinieri accadeva quello che questa foto documenta. Gabriel Christian Natale Hjorth perdeva ogni diritto di habeas corpus. 

Privato della libertà e prima ancora di essere sentito da un magistrato, diventava un trofeo (magari da condividere via social) cui far pagare il conto per la morte di un collega. Nell’effetto per giunta straniante che vede il capo chino di quel ragazzo visivamente incorniciato dalle foto che sul muro dell’ufficio ricordano il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

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