Carlo Cracco è uno chef sempre originale e mai scontato. Questo lo si sapeva da tempo oramai. Ma che per il tiramisù scegliesse, lui veneto, la ricetta friulana tradizionale ha sicuramente lasciato basiti molti suoi estimatori. Per Cracco non si tratta di un problema di tradizione, quanto piuttosto di un problema molto più pratico. Infatti, intervistato dal quotidiano romano Il Messaggero, il famoso chef ha spiegato il perché della sua scelta:
“Alla pasticceria in Galleria Vittorio Emanuele (la sua ultima creatura milanese) si serve come dolce in porzione e se non ci metti la panna si affloscia. Tutto qui”. Comunque, per la tradizione veneta si tratta di una vera e propria eresia. Ma, quando glielo si fa notare Cracco replica: “Ma dai mica possiamo accoltellarci per un dessert.
I coltelli usiamoli per cucinare bene e far felice la gente”. E accenna un sorriso. Anche perché sa di avere ragione.
Basta vedere la gioia dei circa 150 clienti disposti a sborsare 150 euro pro capite per la cena stellata in occasione dei 50 anni della Denominazione del Prosecco Superiore in uno dei templi della gastronomia trevigiana, da Gigetto a Miane.
E poi Carlo Cracco ci mette passione in quello che fa. Infatti, lui stesso spiega qual’è la sua forza motivante:”Io sono felice se posso far stare bene la gente. In cucina sono a casa mia. La mia funzione è quella di regalare un’emozione ai miei ospiti. Anche stasera abbiamo cercato di dare il meglio”. E se gli si chiede cosa fa di un buon cuoco un vero chef dice:
“Non c’è un teorema. Direi la passione, l’impegno. Per quel che mi riguarda: andare avanti tutti i giorni con lo stesso entusiasmo e non conoscere la parola routine”. Immagine di Repertorio che rappresenta un piatto realizzato dallo chef!