L’autopsia durata 4 ore sul corpo di Chiara Ugolini non ha permesso di determinare con esattezza la causa della morte della giovane, per l’omicidio della quale è in arresto Emanuele Impellizzeri, pregiudicato, suo vicino di casa.
L’esame autoptico ha riscontrato diversi traumi interni, alla nuca, al torace, all’addome, segno di una colluttazione violenta con l’aggressore, ma nessuna lesione che da sola spieghi la causa del decesso. Da approfondire, infine l’entità dei danni causati dalla candeggina messa sullo straccio usato dal killer, che Chiara è stata costretta ad ingerire.
L’ipotesi della violenza e la lotta per difendersi
Che Impellizzeri abbia tentato di violentarla, e che lei abbia tentato di difendersi, è dunque un’ipotesi sempre più concreta. E con il passare dei giorni quello che il 38enne —che stava scontando con la «messa in prova» che lo obbligava a non uscire la sera e nei giorni festivi una condanna per due rapine —
ha descritto con un «l’ho vista sul terrazzo e ho perso la testa: non so cosa mi sia scattato, perché sono andato lì… Non ho resistito…» scandito davanti ai carabinieri, è sempre meno credibile. Anche per quelle indagini che mirano a trovare un movente per un omicidio che al momento non ce l’ha.
Impellizzeri entrato da una delle finestre di servizio
Impellizzeri — in carcere a Sollicciano dopo la convalida del fermo da parte del gip di Firenze che si è dichiarato incompetente per territorio e quindi trasmetterà gli atti al tribunale di Verona — si sarebbe introdotto nell’appartamento di Chiara da una delle finestre di servizio della scala del condominio. È la finestra che dà accesso al terrazzino dell’appartamento della vittima.
Il particolare è emerso oggi, sulla base degli accertamenti svolti dai carabinieri. L’aggressore non si sarebbe dunque introdotto nell’appartamento della vittima arrampicandosi dal suo balcone, come era stato ipotizzato in un primo momento. All’interno del suo alloggio, verosimilmente la ragazza ha sorpreso Impellizzeri e ne è nata una colluttazione, culminata con l’aggressione mortale in cucina.