“Ci ha lasciato per sempre”. Il piccolo aveva solo 23 mesi, rabbia e disperazione dei genitori

di admin

“Ci ha lasciato per sempre”. Il piccolo aveva solo 23 mesi, rabbia e disperazione dei genitori

| mercoledì 10 Novembre 2021 - 00:23

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“Ci ha lasciato per sempre”. Il piccolo aveva solo 23 mesi, rabbia e disperazione dei genitori

JESOLO – Si chiamava Ayann e avrebbe compiuto 2 anni il prossimo 8 dicembre. Domani, 10 novembre, per lui, doveva essere una giornata di festa: per la prima volta sarebbe salito su un aereo e avrebbe visto il Paese d’origine dei suoi genitori, il Bangladesh. E invece la festa è diventata tragedia e quelle valigie già pronte continueranno a rimanere a lungo nella cameretta dei fratellini. Perché Ayann non c’è più. Morto all’improvviso per cause che ora la famiglia, ma anche gli amici, la comunità bengalese di Jesolo, le persone vicine ai coniugi Rohamat, vogliono conoscere.

Per questo la famiglia si sarebbe già rivolta a un legale in vista di un esposto alla magistratura che porti a sapere cos’è successo. Cosa ha strappato alla vita e al sorriso di tutti il piccolo Ayann e se ci sono state eventuali responsabilità. La tragedia ha colpito la famiglia Rohamat: Ullah e la moglie si trovano in Italia, a Jesolo, da ormai vent’anni. Lui – Ullah – da 15 anni lavora come cuoco al ristorante Tortuga, in piazzetta Tommaseo. Grande lavoratore, e gran bella famiglia, i Rohamat: papà, mamma e tre figli. Il piccolo Ayann aveva due fratelli più grandi di 12 e 8 anni. L’ultimo arrivato in famiglia era nato l’8 dicembre del 2019 e il compleanno lo avrebbe dovuto festeggiare proprio in Bangladesh.

I coniugi Rohamat non rientravano a casa da sei anni e avevano ormai organizzato tutto per poter riabbracciare la famiglia e la terra che gli aveva dato i natali. LA TRAGEDIA. È tardo pomeriggio quando la situazione precipita in casa Rohamat, un appartamento al terzo vicolo di via Aquileia, a pochi passi da piazza Trieste. Sono quasi le 18.30 quando, al 118, arriva la telefonata di Ullah, che segnala il peggioramento delle condizioni del figlioletto. «Ha gli occhi rovesciati – racconta il papà – e al telefono mi hanno spiegato cosa dovevo fare per intervenire subito. Piangendo gli ho detto di mandare un’ambulanza».

Sul posto viene mandato il mezzo dal pronto soccorso di via Levantina; a supporto poi viene inviata anche una ambulanza della croce verde di Cavallino-Treporti. Sempre secondo quanto riferito dal genitore, la prima ambulanza sarebbe arrivata senza il medico (tutte circostanze che andranno accertate); dopo altri 25 minuti è arrivata quella della Croce verde, che ha portato il bimbo d’urgenza al pronto soccorso, dov’è giunto in condizioni disperate. I medici hanno tentato a lungo di rianimarlo e lo hanno intubato; nel frattempo si è levato in volo l’elisoccorso dal Ca’ Foncello di Treviso, con l’obiettivo di trasferire il bambino in una struttura pediatrica attrezzata.

Ma quel trasferimento non si è più fatto, perché il cuoricino di Ayann ha smesso di battere. «Dopo quaranta minuti da quando lo hanno portato via – racconta in lacrime Ullah – mi hanno detto di andare all’ospedale; qui mi hanno comunicato che non c’era più». L’AZIENDA SANITARIA. Secondo quanto riferito dall’azienda sanitaria, la causa del decesso sarebbe arresto cardiaco causato da un’occlusione. La famiglia non è convinta che sia andata così. E vorrà sapere se ci sono state delle responsabilità. Se si poteva fare qualcosa di più. Sapere per cosa è morto esattamente Ayann.

E se c’è una correlazione con il malessere che aveva spinto il papà a portare il figlioletto a una visita al pronto soccorso di San Donà di Piave. Da qui, dopo essere stato visto nel reparto di pediatria, è stato rimandato a casa, nonostante avesse vomitato e manifestato problemi intestinali. Nel pomeriggio dello stesso giorno si è consumata la tragedia. «Se tenevano mio figlio per altre due ore, magari potevano mettergli una flebo e controllargli il cuore», continua a ripetersi il papà senza pace. E ora chiede giustizia. Chiede di sapere com’è morto il suo Ayann.

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