Con la caduta del Governo Draghi rischiano grosso anche alcune misure economiche. Ecco cosa si salva e cosa no.
Alla fine la crisi è scoppiata. Troppe differenze nella ampia e variegata maggioranza che sosteneva il Governo. L’Esecutivo di Mario Draghi è esploso e il premier ha dovuto così rassegnare le dimissioni. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, non ha potuto che prendere atto e firmare il decreto di scioglimento delle Camere. L’Italia tornerà al voto il 25 settembre.
Ma con la caduta del Governo Draghi rischiano grosso anche alcune misure economiche che, in questo difficile 2022, stavano tentando di dare ossigeno agli italiani, fiaccati da inflazione e rincari. Dal Pnrr alla legge di bilancio, dagli interventi per la riduzione del cuneo fiscale al salario minimo. Tante le misure e i progetti ora in bilico.
La speranza è che alcune misure che l’urgenza del momento richiede vengano comunque messe in campo. Su tutti, il varo del decreto di fine luglio-inizio agosto che anche un governo che non è nella pienezza dei propri poteri potrebbe adottare per mitigare il peso del caro energia sulle famiglie e sulle imprese. E anche le litigiose forze politiche, ormai in piena campagna elettorale, dovrebbero acconsentire di buon grado.
Ciò che rischia di saltare, invece, è il ddl concorrenza, ma anche la riforma fiscale. Quanto al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nel primo semestre è stato centrato l’obiettivo di 45 progetti, necessari per richiedere la seconda tranche da 24 miliardi. Ora ne mancano 55 per la fine dell’anno
Cosa resta, cosa salta
Il taglio di 30 centesimi delle accise dei carburanti – dalla benzina al gasolio – è stata prorogata al 21 agosto, salvando gli esodi clou dell’estate. Poi il prezzo, se non ci sono ulteriori interventi, tornerebbe a salire. Anche in questo caso, la speranza è che i provvedimenti sui rincari energetici – gas e luce su tutti – possano essere salvati.
Vi sono poi buone speranze che venga prorogato anche per il mese di agosto il bonus da 200 euro. Su questo, però, sarà necessaria una modifica al Dl aiuti e la cifra che “balla” non è di poco conto: 10 miliardi.
Quasi certamente, invece, decadranno i provvedimenti riguardanti lo Ius Scholae, la cannabis, il fine vita e il doppio cognome. Decadranno anche le norme per rivedere l’ergastolo ostativo, ovvero il divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia. E’ vero, non sono norme di natura economica. Ma anche queste dovevano contribuire a cambiare il nostro Paese.