L’Italia è in zona rossa almeno fino al 6 gennaio, ad eccezione dei giorni 30 dicembre e 4 gennaio che saranno giornate di colore arancione. In questi due giorni saranno aperti tutti i negozi oltre a quelli di beni essenziali e gli alimentari. Rimangono chiusi invece:
gelaterie, pasticcerie, pizzerie, bar e ristoranti, anche se è consentito l’asporto fino alle 22, il servizio a domicilio a qualsiasi ora. Si piò uscire solo all’interno del proprio comune a meno che non ci siamo comprovate necessità di salute o lavorative. (Continua..)
Dal 31 dicembre tutti di nuovo in zona rossa fino al 6 gennaio escluso il 4. Nel dettaglio in zona rossa non sarà possibile festeggiare Capodanno all’aperto, negozi, bar e ristoranti resteranno chiusi, delivery e asporto consentito dalle 5 alle 22, aperti alimentari e negozi che vendono beni di prima necessità. L’obiettivo è quello di evitare feste e assembramenti per l’inizio del 2021, dunque ci si può aspettare una stretta nei controlli, soprattutto il 31 dicembre e l’1 gennaio.
In questi quattro giorni, la circolazione sarà vietata anche all’interno del proprio Comune di residenza, se non dotandosi di autocertificazione. Resta la solita deroga delle feste: si potrà fare visita a parenti o amici non conviventi solo una volta al giorno e massimo in due persone conviventi (oltre i figli sotto i 14 anni), senza uscire mai dalla propria regione di residenza. Dal 7 gennaio torneranno le tre fasce a colorare l’Italia: gialla, arancione e rossa. (Continua..)
Nel frattempo iniziano a trapelare alcune indiscrezioni sulle regioni che pagheranno dazio: stando a quanto viene fuori dalle stanze governative, Veneto e Puglia saranno subito nuovamente condannate alla zona arancione, una sorta di lockdown di fatto, in cui possono restare aperti di fatto soltanto i negozi. Le due regioni sono le osservate speciali anche da quanto si legge nell’ultimo rapporto dell’Iss,
quello relativo alla settimana dal 14 al 20 dicembre, in cui vi erano altre regioni considerate a rischio moderato o alto. Nel dettaglio Liguria, Marche, Puglia, Umbria e Veneto venivano classificate a rischio elevato, ed Emilia-Romagna, Molise, Provincia Autonoma di Trento e Valle d’Aosta a rischio moderato ma con elevata probabilità di incrementare il livello di rischio a causa dell’indice Rt troppo alto. A decidere le sorti delle regioni, insomma, sarà il prossimo bollettino Iss, atteso a breve.