Lo scorso 16 marzo, la manager americana Jennifer Haller 44enne e madre di due adolescenti di 16 e 13 anni, è stata la prima al mondo ad essersi sottoposta ad un trattamento in via sperimentale con un vaccino candidato contro il covid-19. La donna aveva risposto ad un annuncio su Facebook, è apparsa sulle prime pagine dei quotidiani del mondo intero per il suo “sacrificio” nel nome della scienza e dell’umanità. E’ stata spinta dal desiderio di poter fare qualcosa contro la pandemia terrificante.
A Jennifer Haller è stata sommistrata la prima iniezione del vaccino sperimentale mRNA-1273 (tipo LNP encapsulated mRNA) è stato messo a punto dalla società di biotecnologie Moderna Inc. e dai National Institutes of Health (NIH) americani, durante una seduta presso il Kaiser Permanente Washington Research Institute di Seattle. Continua…
A distanza di un mese di distanza dalla storica iniezione, è stata contattata da un quotidiano britannico al quale ha raccontato degli aneddoti sulla sua esperienza e ha lasciato alcune rivelazioni sulle sue condizioni di salute. Come lei stessa ha spiegato, dopo essere stata selezionata ha dovuto firmare una dichiarazione di non responsabilità per ben 45 pagine. Un elenco con una tonnellata di rischi. Tra questi era riportato anche una maggiore suscettibilità al coronavirus.
Quasi un controsenso insomma, se si tiene presente che i vaccini servono a costruire la memoria immunitaria facendo sviluppare gli anticorpi, ovvero immunoglobline contro i patogeni. Ma in questo caso stiamo parlando di un nuovo virus, del quale non si conosce neppure la durata dell’immunizzazione. Continua…
E’ stata trattata con una preparazione sperimentale che potrebbe non avere gli effetti desiderati, e influenzare negativamente il sistema immunitario e dunque renderla ancora più suscettibile all’infezione respiratoria. La donna ha spiegato che la sua è stata un’esperienza che non è stata simile da quella di una comune vaccinazione contro l’influenza stagionale.
In questi giorni la attende la seconda iniezione del vaccino sperimentale presso il Kaiser Permanente Washington Research Institut e sarà monitorata per almeno un anno dai ricercatori. Secondo l’OMS per un vaccino efficace e sicuro ci vorranno tra i 12 e 18 mesi, ma i tempi potrebbero essere ulteriormente accorciati, anche grazie al coinvolgimento di persone volenterose come Jennifer Haller. Una speranza che sembra farsi sempre più concreta e fattibile.