Coronavirus, verso lo stop delle attività e coprifuoco alle 22

di admin

Coronavirus, verso lo stop delle attività e coprifuoco alle 22

| venerdì 16 Ottobre 2020 - 16:07

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Coronavirus, verso lo stop delle attività e coprifuoco alle 22

Roma, 16 ottobre 2020 – Come riporta Il Sole 24 Ore: Fra le misure allo studio: coprifuoco dalle 22, come già accade in molti paesi europei, ma anche chiusura di palestre, parrucchieri, barbieri, centri estetici, ma anche cinema e teatri. “Alla luce dei nuovi dati emersi e della nuova fase servono misure più stringenti per far fronte al progressivo aumento dei contagi”. È quanto chiedono ambienti del Comitato Tecnico Scientifico al governo, affinché si giunga a provvedimenti più restrittivi in tempi rapidi che superino l’attuale Dpcm, anche in vista del weekend. Tra le ipotesi, quella di un ‘coprifuoco’ e la didattca a distanza, almeno per le scuole superiori. Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute per l’emergenza Covid, rivela:

“Data la situazione molto grave di circolazione del virus, abbiamo indicato chiusure mirate nelle regioni con altissima circolazione del Sars-Cov2 finalizzate a consentire lo svolgimento delle attività scolastiche e produttive. Le chiusure, nelle zone dove l’indice di contagio è superiore a 1, dovranno riguardare punti di aggregazione come circoli, palestre, ed esercizi commerciali non essenziali. Mentre lo smart working dovrebbe diventare la forma ordinaria di lavoro in tutto il Paese. (Continua…)

Punto cruciale è la sicurezza nei mezzi di trasporto pubblico e il loro rafforzamento”. Il capo delegazione Pd al governo Dario Franceschini annuncia il vertice: “Ho chiesto ieri al presidente Conte una riunione, appena sarà rientrato da Bruxelles, per decidere senza indugio nuove misure nazionali per contenere il contagio, ovviamente d’intesa con le Regioni”. Ma il ministro della Salute, Roberto Speranza frena: “Nessuna decisione è stata assunta in questo momento. Leggo un’abbondanza di indiscrezioni, ma noi siamo qui e analizziamo tutti i dati, ci confrontiamo con le re Regioni”.E aggiunge: “Non inseguiamo le indiscrezioni. C’è un problema serio, non dobbiamo nasconderlo” ma “ci sono istituzioni, scienziati che stanno lavorando. Facciamo le cose per bene”.

Ricciardi: il tracciamento è saltato

“Le Asl non sono più in grado di tracciare i contagi – dice Ricciardi -, quindi la strategia di contenimento del virus non sta funzionando. Questo è dovuto a due fenomeni in atto in molte regioni: il mancato o ritardato rafforzamento dei Dipartimenti di prevenzione (basso numero di medici igienisti a disposizione) e ai migliaia di focolai in atto. La situazione è molto grave, le regioni stanno andando verso la perdita del controllo dei contagi”. E aggiunge: “Il contact tracing non sta funzionando nè manualmente, con le interviste ai positivi al virus sui loro contatti, nè tecnologicamente con l’app Immuni”. (Continua…)

Bonaccini e le soluzioni per la scuola

Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna e della Conferenza delle Regioni a Mattino 5, traccia la linea: “Se i contagi dovessero ulteriormente aumentare, per non far perdere l’anno scolastico ai ragazzi” le ‘soluzioni’ sono due: “O si introduce la didattica a distanza – parziale, totale – per coloro che hanno necessità – oppure si differenziano gli orari della scuola“. E spiega: “Se gli orari scolastici vengono distribuiti in maniera più spalmata sull’arco della mattina e del pomeriggio diminuisci la pressione su coloro che devono essere portati a scuola e riportati a casa”.

La situazione dell’epidemia

Ieri sono stati sfiorati i 9mila contagi e gli 83 morti. Milano, con oltre 500 positivi in città e oltre mille nella provincia, diventa un caso. L’epidemia in Italia è in una “fase acuta” e, nel prossimo mese, rischia di raggiungere valori critici in alcune Regioni, secondo il monitoraggio del ministero della Salute-Iss. In 16 Regioni e 2 province autonome l’indice Rt supera 1. Sono 4.913 i focolai attivi, 1.749 quelli nuovi. Aumentano i probabili focolai in ambito scolastico, anche se la trasmissione intra-scolastica rimane complessivamente limitata. Dieci regioni, infine, hanno un rischio alto per la tenuta delle terapie intensive, essendo vicine a superare la soglia limite del 30% posti a malati Covid.

Pregliasco: giro di vite in Lombardia

Si va verso nuove restrizioni in Lombardia. A riferirlo è Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università degli Studi di Milano e componente del Cts lombardo, intervenuto ad ‘ Agorà’ su Rai3: “Oggi avremo un incontro del Comitato tecnico scientifico regionale, nel quale si discuteranno iniziative da modulare che presumibilmente andranno in quel senso”, preannuncia. “Credo che in questo momento – anticipa l’esperto – potremmo attuare provvedimenti che non siano scioccanti e micidiali”, ma che proprio per evitare interventi più drastici in futuro “prevedano restrizioni soprattutto in quella che è l’attività ludica”. “Credo che in questa fase bisognerà assolutamente tenere fermi gli aspetti che ci interessano di più” e cioè “la scuola e il lavoro”, prosegue l’esperto.

Locatelli (Cts): la marcia si può invertire

Il presidente del Consiglio superiore di sanità, Franco Locatelli, componente del Comitato tecnico-scientifico, frena: “Non ritengo vi siano elementi che possano indirizzarci a prevedere un prossimo, nuovo lockdown, né tantomeno un lockdown da realizzarsi in un tempo così definito, ma ancora relativamente lontano, quale le festività natalizie – dice al Corriere della Sera -. Sarà determinante quello che ognuno di noi nei comportamenti individuali sarà in grado di fornire come contributo per evitare che l`incremento di nuovi casi giornalieri assuma un andamento esponenziale sfuggendo al controllo. Per Locatelli “siamo certamente in tempo” per invertire la marcia, “ma dipende da come i singoli cittadini e, insieme, come Paese, siamo disposti a fare, perché questo possa avvenire. È quindi fondamentale che tutti, nessuno escluso, facciano quanto è nelle proprie possibilità per limitare la diffusione del virus”.

Galli (Sacco): tra 15 giorni come in Francia

Molto preoccpuato Massimo Galli, primario infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano e docente all’università Statale di Milano: “Guardi, siamo nelle peste – dice a Repubblica -. Sto cercando di occuparmi di tutti i pazienti che ho qui. Mi pare una tragico déjà vu. Lo temevo già da agosto, speravo di sbagliarmi e invece…”. E’ vero, l’Italia sta ancora meglio rispetto ad altri Paesi europei stretti nella morsa di Covid-19, ma è “inutile ragionare con i dati di ieri – avverte l’esperto -. Dobbiamo guardare le proiezioni, che purtroppo hanno poche probabilità di fallire. Tra 15 giorni saremo come la Francia, la Spagna, il Regno Unito“. Galli riferisce che “la situazione a Milano si sta facendo molto allarmante, al limite della saturazione. E ci sono forti criticità anche altrove. Abbiamo assoluto bisogno di far funzionare le indicazioni del decreto del Governo. Diversamente, la strada già tracciata è quella degli altri Paesi europei”.

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