Coronavirus, verso nuova riforma per la scuola: ecco cosa cambia

di admin

Coronavirus, verso nuova riforma per la scuola: ecco cosa cambia

| venerdì 16 Ottobre 2020 - 15:31

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Coronavirus, verso nuova riforma per la scuola: ecco cosa cambia

Coprifuoco alle dieci della sera e didattica a distanza nelle scuole superiori. È su queste nuove misure che nel governo si ragiona e si discute, anche duramente, per provare a raddrizzare in corsa la curva del virus. Con un tweet di poche battute Giuseppe Conte ha lanciato un nuovo appello agli italiani: «Rispettiamo le nuove disposizioni, seguiamo le raccomandazioni, facciamo del bene al nostro Paese…». Parole che rivelano la preoccupazione per il dilagare dei contagi e la paura che i provvedimenti appena varati non bastino a scongiurare il peggio.

Che per Conte è un altro lockdown nazionale. Nelle conversazioni riservate a margine del Consiglio europeo il capo dell’esecutivo non ha fatto che ripeterlo: «Chiudere tutto sarebbe troppo dannoso, proprio adesso che l’economia mostra segni di ripresa». Conte è «completamente contrario» e non vuole prendere in considerazione nemmeno l’ipotesi di un «reset» di un paio di settimane, per far respirare il Servizio sanitario nazionale: «Una cosa che non esiste. Dobbiamo aspettare due o tre settimane per capire gli effetti delle misure attuali, dalla mascherina all’aperto al limite di sei ospiti a casa». (Continua…)

Ragionando con scienziati, collaboratori e ministri, il premier si è però convinto a valutare altre regole restrittive, sulla falsariga delle norme adottate in Francia. «Il coprifuoco è una cosa molto probabile», ammettono a Palazzo Chigi, dove stanno arrivando molte pressioni dai cittadini per fermare quel che resta della «movida». Da qui a domani, quando si riunirà il Consiglio dei ministri, un nuovo provvedimento potrebbe imporre a bar, ristoranti e altri pubblici esercizi di abbassare le saracinesche alle 21 o alle 22, con controlli rafforzati e multe per chi non rispetta le regole.

Considerati i nuovi numeri dell’epidemia, il capodelegazione del Pd al governo, il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini, ha chiesto al presidente del Conte, un vertice di maggioranza dedicato a nuove misure nazionali da adottare per contenere la diffusione del coronavirus, d’intesa con le Regioni: «Ho chiesto ieri al presidente Conte una riunione per decidere senza indugio nuove misure nazionali per contenere il contagio, ovviamente d’intesa con le Regioni». E se sulla necessità di estendere lo smart working come chiede la ministra dell’Istruzione sono tutti d’accordo, tra governo e Regioni e anche dentro l’esecutivo si litiga sulla didattica a distanza per i licei. (Continua…)

La proposta dei governatori ha fatto (molto) arrabbiare Lucia Azzolina: «Non è all’ordine del giorno». La ministra, sorpresa perché sono le stesse Regioni che a giugno non volevano inserire la didattica a distanza nelle linee guida, non ci sta a disperdere «i grandi investimenti e sacrifici fatti per la scuola». Azzolina lo ha detto ieri mattina a Conte, che ha visto faccia a faccia a Palazzo Chigi. Ma i presidenti delle Regioni, ancor più dopo che De Luca ha chiuso le scuole in Campania, insistono. Il Partito democratico ha proposto di arrivare al 50% di didattica digitale alle superiori, alternando casa e scuola. Il ministro Roberto Speranza ha visto nei grafici la curva del virus impennarsi e si è convinto che «la situazione è seria, serve la massima attenzione e nessuna sottovalutazione».

A Milano l’indice di contagio Rt è schizzato sopra 2. In Campania il Covid ha fatto un balzo di oltre mille contagi in 24 ore ed è scattata la chiusura delle scuole. Una scelta che ha fatto deflagrare le tensioni nella maggioranza. Per la ministra Azzolina è una «decisione gravissima», mentre il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, si è schierato con il presidente Vincenzo De Luca. Al di là delle polemiche, c’è la realtà dei numeri. De Luca è fortemente preoccupato per la densità abitativa di Napoli e quando Speranza lo ha chiamato, governatore e ministro hanno concordato sulla necessità di «irrigidire le regole».

Correre più veloci del virus non si può, ma accelerare si deve. Se molti temono un lockdown a Natale, il tema nel governo è «cosa fare adesso e non fra due mesi», quando inizieranno le festività. Speranza ha sentito i governatori uno per uno, per capire in quali territori la rete ospedaliera sia sotto pressione al punto da rendere necessarie «misure anche più dure del Dpcm del governo». I presidenti delle Regioni in base all’ultimo decreto non possono allentare le misure, ma rafforzarle sì ed è questa la strategia del governo. Agire con chiusure localizzate, facendo scattare le zone rosse in territori anche più piccoli di una Regione o di una città. «Il quadro sta peggiorando, dobbiamo irrigidire le misure di contenimento — ha spiegato Speranza ai governatori -. Il Dpcm appena entrato in vigore è una mattonella comune a tutti. Ora sulla base del monitoraggio capiremo dove conviene stringere». Appena Conte tornerà da Bruxelles vedrà i capi delegazione dei partiti e deciderà la stretta.

Il ministro delle Autonomie, il dem Francesco Boccia, ha paventato «l’interruzione di attività sociali e culturali a maggior rischio di assembramento». Palestre, saloni di bellezza, cinema, teatri e sport di base sono osservati speciali.

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