Coronavirus, dal 4 maggio possibile vedere amici e parenti: mascherine solo nei locali. Un’altra riunione fiume. Un altro rinvio. Il governo e la maggioranza stentano a disegnare i contorni della fase 2. Perché, come dice Giuseppe Conte, «finché non si troverà e non si distribuirà il vaccino, non si vincerà la battaglia» contro il virus. Il premier, assieme ai capidelegazione Roberto Speranza, Dario Franceschini, Alfonso Bonafede, Teresa Bellanova e al commissario straordinario Domenico Arcuri, ha discusso a lungo ieri su come disegnare la ripartenza. «Ma c’è bisogno di altro tempo, la situazione è troppo complessa, gli indici dell’epidemia instabili», allarga le braccia a sera uno dei partecipanti.
Però Conte ha promesso di sfornare domani sera il piano con le «linee guida per la ripartenza». E intende mantenere la parola. Anche se probabilmente il Dpcm arriverà lunedì, visto che «è molto complesso: si tratta di indicare i comportamenti individuali, la distanza tra persone, l’uso delle mascherine…», riferisce una fonte che cura il dossier. Su questo fronte però qualche punto delle linee guida già filtra. Primo: dal 4 maggio, giorno del primo allentamento del lockdown «che non sarà un liberi tutti», non diventerà obbligatorio indossare la mascherina. Perché in giro se ne trovano ancora poche e perché anziani e persone con problemi respiratori faticano a indossarle. Diventerà obbligatorio però quando si entra in un negozio, in un bar, in un ristorante, sul bus. Insomma, in qualunque luogo pubblico. (Continua…)
Secondo: dal prossimo fine settimana si potranno frequentare «con le dovute precauzioni» amici e familiari e per uscire di casa non sarà più necessaria l’autocertificazione. Lo sarà solo nel caso di dover andare, «per comprovati motivi di salute o di lavoro», in un’altra Regione. Stretta che potrebbe essere allentata a metà o a fine maggio, «se la curva dei contagi sarà positiva e se non ci sarà una recrudescenza dell’epidemia». Questo per permettere di raggiungere le seconde case e dare un po’ di respiro alle famiglie.
Terzo: la cadenza delle riaperture dovrebbe essere bisettimanale, in modo da valutare gli effetti dell’allentamento del 4 maggio. Dunque, è probabile che le attività commerciali riaprano il 18 (non l’11 maggio) e quattordici giorni dopo bar e ristoranti. «Ma è presto per dare indicazioni certe», frena un altro ministro. Avanza l’idea però di far riaprire musei, biblioteche e archivi sempre dal 18 maggio. Quarto: nel piano nazionale per la ripartenza, il governo fisserà regole rigide (già concordate con aziende e parti sociali) per le attività produttive. Ogni impresa dovrà avere una sorta di patente di sicurezza: sanificazione degli ambienti, mascherine, distanza di sicurezza, misurazione della temperatura all’ingresso (facoltativa), turni a mensa e negli spazi comuni. E il settore terziario (uffici, etc.) dovrà quanto più possibile ricorrere allo smart-working. (Continua…)
Quinto: queste misure, per evitare il sovraffollamento, dovranno essere accompagnate da un potenziamento del trasporto pubblico: l’indice di occupazione di bus e metro non dovrà superare il 50% dei posti disponibili (impresa quasi impossibile nelle grandi città). E da uno scaglionamento delle aperture dei negozi e degli uffici fino a notte e da turni di lavoro anche nel week-end. Sesto: il piano si applicherà su tutto il territorio nazionale. Senza differenze tra Regione e Regione, tenendo conto dell’indice di contagio e in base a tre criteri suggeriti dalla task force: la situazione epidemiologica, l’adeguatezza del sistema sanitario locale, la disponibilità dei dispositivi di protezione personale. «Ciò significa che il governo pone le condizioni per le riaperture, poi ogni Regione in base alla situazione epidemiologica e sanitaria, deciderà responsabilmente se non allentare il lockdown. Aprire di più sarà vietato», spiega una fonte che segue la stesura del Dpcm. Come dire: se la Lombardia e il Piemonte, dove il virus resta più aggressivo, aprono non in sicurezza poi se ne assumeranno la responsabilità.
Settimo: nonostante sia forte il pressing di Conte e dei ministri Roberto Gualtieri (Economia), Stefano Patuanelli (Sviluppo), Lorenzo Guerini (Difesa) e Bellanova (Agricoltura) per far riaprire le attività produttive, lunedì dovrebbero tornare operativi solo le aziende che producono macchine per l’agricoltura e i cantieri edili (dopo l’accordo tra Anci e Mit) che intervengono sull’assetto idrogeologico, sull’edilizia scolastica, carceraria e residenziale pubblica. Ristrutturazioni, filiere dell’automotive, moda, tessile, macchine industriali dovranno con ogni probabilità attendere il 4 maggio. Della fase 2 si è parlato a lungo in Consiglio dei ministri. Con una certezza di premier e ministri, divisi su molti punti: «Sta per cominciare la fase più difficile». Perché «i cittadini sono stanchi di stare reclusi in casa», ha osservato Conte. E perché «serve giudizio, se si allenta troppo e troppo presto basta un nulla per veder riesplodere l’epidemia. E si dovrebbe tornare al lockdown più rigido», ha puntualizzato Speranza.