Hygge la tendenza, il modo di vivere, la soluzione a tutti i mali per essere felici. Ma se la parola hygge è sulla bocca di tutti, non è detto che se ne sia compreso a fondo il significato. Prima di tutto questo modo di dire, intraducibile in nessun’altra lingua, ha origine nella cultura danese e non a caso: i danesi, costretti dalle temperature rigidissime dell’inverno, hanno fatto di necessità virtù inventandosi un modo per ottimizzare al massimo il tempo in cui si sta chiusi in casa. E ottimizzare, in questo caso, non fa rima con alte aspettative, bensì con la necessità di ritrovare la serenità perduta.
Ma quindi, che cos’è l’hygge? Stare avvolti in coperte caldissime, godere dell’abbraccio di un maglione di cashmere, sorseggiare un tè caldo alla luce di una candela. Certamente, ma se pensi che si limiti solo a questo ti stai sbagliando di grosso. Più che altro è uno spazio mentale in cui entrare da soli, con gli amici, con la famiglia lasciando fuori tutto il resto, ovvero il lavoro, le discussioni, i dibattiti infiniti su calcio, politica & co.
Perché di tempo in cui preoccuparsi per queste cose ce n’è già a sufficienza e no, non è questo il momento di farlo. Il che, manco a dirlo, si traduce nello spegnere i telefoni, la tv, i computer, insomma tutti quei dispositivi che possono essere invasivi e che hanno il potere pazzesco di distrarci sempre e comunque. L’hygge, infatti, si fa con l’obiettivo di riappropiarsi di se stessi per trovare la felicità (e, visto che i danesi sono stati in cima alla classifica World Happiness Report per oltre 40 anni, forse qualcosina ne sanno).
Se vivi con qualcuno, sappi che prima di fare hygge dovrai parlarne con lui (lei, loro). Perché? Questo metodo funziona solo se si è tutti d’accordo, così da evitare argomenti spinosi e poco piacevoli. Poi, spegni tutte le luci, i dispositivi e accendi le candele. Un gesto che, in questo caso, non è solo un vezzo, ma un vero e proprio segnale che quel momento, proprio quello, è hygge. Se si è da soli, un momento hygge può essere leggere un libro sul divano, se si è in coppia o in famiglia può essere stare avvolti da una coperta ricordando quella gita bellissima, quella vacanza che vi ha cambiato la vita, quel piatto così buono da avercelo ancora impresso.
Ok, alzi la mano chi non ha pensato che lui hygge lo è già da molto tempo perché stare sul divano è il suo sport preferito. Attenzione! Questo metodo non è da confondere con la pigrizia, anzi, come dimostrano queste sostanziali differenze. Tipo hygge N.1: Una lunga doccia calda e poi è il momento di avvolgersi in accappatoio bianchissimo, leggere un libro sul divamo e rilassarsi. Sì, fregandosene totalmente di ciò che stanno facendo i tuoi amici in questo venerdì sera perché tu, così, stai alla grande.
Tipo pigro N.1: Dopo la doccia te ne stai un paio d’ore sul letto, ragionando sull’uscire o meno. I tuoi amici vanno sempre nello stesso locale e tu non ne hai voglia. Pensi che alla fine stare a casa non è così male (fa così tanto hygge!) e ti piazzi davanti a Netflix. Ciao mondo!
Tipo hygge N.2: Andare al tuo bar preferito e ordinare quel cappuccino fantastico da gustare con un amico, oppure leggendo una rivista o, semplicemente, osservando le persone che camminano per strada.
Tipo pigro N.2: Ordinare il tuo caffè del cuore e sedersi all’ultimo tavolino libero (e fin qui, tutto bene). Tirare fuori il telefono e iniziare a scrollare prima su Facebook, poi su Instagram, poi…occhio, i social sono i primi nemici dell’hygge: il primo comandamento è quello che si deve essere presenti in quel momento, lontani da distrazioni inutili.