Ufficializzata oggi la cifra che l’ospedale romano verserà alla famiglia di Stefano dopo l’accordo raggiunto tra le due parti. Dalla Procura generale depositata richiesta di appello, oltre a quella dei pm
E’ di un milione e 340mila euro la cifra che l’ospedale Pertini verserà alla famiglia Cucchiper il risarcimento del danno conseguente alla morte di Stefano, deceduto il 22 ottobre del 2009 proprio nel nosocomio romano, una settimana dopo il suo arresto per droga. La cifra è stata ufficializzata oggi, dopo le indiscrezioni uscite nei giorni scorsi per la notizia dell’avvenuto tra le due parti accordo sul risarcimento.
I soldi verranno versati dall’assicurazione Unipol ai genitori, alla sorella e ai nipotini di Stefano per conto della struttura che ha visto i suoi medici condannati in primo grado per omicidio colposo. I Cucchi escono così dal processo d’appello: non saranno parte civile contro i camici bianchi (il primario Aldo Fierro condannato a due anni, i medici Stefania Cordi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis e Silvia Di Carlo a un anno e 4 mesi e Rosita Caponetti a otto mesi per falso ideologico).
Il risarcimento, infatti, sostituisce ogni rapporto civilistico. Saranno invece ancora tra le vittime per quanto riguarda gli agenti della polizia penitenziaria, assolti dalla Corte d’Assise ma colpevoli, secondo Ilaria, della morte di suo fratello. “I medici hanno fatto gravissimi errori ma devono esser assicurati alla giustizia coloro che lo hanno pestato. Non avremo pace fino a che giustizia non sarà fatta”.
Nei giorni scorsi Ilaria Cucchi aveva precisato: “Abbiamo accettato soltanto con la garanzia del nostro avvocato di poter continuare la battaglia processuale contro gli agenti. Altrimenti non avremmo accettato nessuna somma”.
E oggi il legale Fabio Anselmo ha ribadito: “Il risarcimento è limitato esclusivamente alla responsabilità sanitaria. L’obiettivo della famiglia è quello di avere giustizia non a metà, ma a 360 gradi. Per questo, andremo in appello anche e soprattutto sulla posizione degli agenti per i quali con soddisfazione la Procura generale ha chiesto alla Corte d’assise d’appello un giudizio completo e non limitato”.
Quanto al processo, l’appello contro la sentenza di primo grado che ha condannato per omicidio colposo (e non per abbandono d’incapace come chiesto dall’accusa) 5 dei 6 medici imputati (un sesto è stato condannato per falso ideologico), mandando assolti 3 infermieri e 3 agenti della penitenziaria, è stato proposto non solo dai pm ma anche dalla procura generale. La finalità dell’appello firmato dal sostituto procuratore generale Mario Remus è quella di formulare una serie di osservazioni “per togliere eventuali dubbi” sulla configurazione dei reati e sulle condanne da infliggere, nella consapevolezza che “la Corte d’Assise d’appello potrà esaminare l’intero quadro probatorio, comprese le configurazioni giuridiche più appropriate”. Il Pg si ‘scaglia’ contro la decisione della Corte d’assise di concedere agli imputati condannati le attenuanti generiche (“Tali statuizioni sono state fatte in violazione di legge”, si legge nelle 4 pagine tecniche), concludendo con la richiesta “di dichiarare la penale responsabilità degli imputati, applicando le pene che saranno chieste dal rappresentante del Pubblico Ministero in udienza”.