Le foto alla fine dell’articolo. Era questione di tempo, ma alla fine anche gli ultimi si sono accorti di Lui. E come spesso accade cominciano a fioccare le polemiche e le accuse (come sempre infondate) come quelle che vedrebbero dietro ad una delle sue canzoni come un inno a chissà quali droghe. La verità è che solo ora il pubblico si sta approcciando a un artista che per prima cosa è un individuo fuori dal comune, proprio per via della vita intensa che ha già vissuto nonostante i manco 30 anni. Rivediamola, dividendola in cinque tappe fondamentali.
29 anni ancora da compiere, nasce a Roma l’11 luglio 1990, in un contesto familiare non proprio facile. «La mia famiglia era scioccante» scrive in “Sono io Amleto” biografia anomala uscita di recente per Rizzoli. «le dinamiche affettive erano talmente complicate da costringermi a una costante attenzione su di esse: sembrava che nessuno fosse al posto giusto, che nessuno provasse quello che doveva provare». È un bambino brillante, ma i suoi innocenti pomeriggi passati a giocare con i suoi coetanei in Via Conca d’Oro diventano ben presto tutto fuorché innocenti. A partire dalla prima media, comincia a dedicare giorno e notte a soddisfare un desiderio costante di avere, che questo si traduca nello spacciare in strada o rubare motorini e rivenderli. Cresce con il mito del criminale eroe, ma per fortuna (e sfortuna) sarà la sua condizione familiare a fornirgli una via di fuga. (Continua…)
«Quando io e mio fratello ce ne andammo a vivere da soli non avevamo mai nemmeno cucinato mezzo piatto di pasta» scrive Lauro proseguendo nel racconto. A 14 anni, lui e il fratello Federico, più grande di lui di 5 anni, si ritrovano catapultati a forza nel mondo degli adulti. I genitori si sono trasferiti in un’altra città (pare per motivi di lavoro), così i due da un giorno all’altro finiscono a vivere insieme, con altri amici, ma molto a più stretto contatto l’uno con l’altro. «Mio fratello fu un padre per me.
Una delle prime volte che mia madre ci venne a trovare scoprì una pistola che io e un mio amico avevamo nascosto nell’armadio, miracolosamente Federico riuscì a convincerla che fosse finta, e rotta per giunta.» Federico è anche DJ e producer per Quarto Blocco, un collettivo rap della zona. Vivendoci tutti i giorni a stretto contatto, è inevitabile che Lauro cominci ad assorbire rime e barre. Federico suona anche la techno ai rave, cosa che apre una parentesi davvero allucinata della sua vita, fatta di eccessi e abusi vari, ma poi inevitabilmente si chiude (come anche quella del periodo punk hardcore) in favore di un passaggio fondamentale della sua vita: il primo mixtape, “Barabba”. È un’opera rudimentale, sincera e messa in piedi con gli altri del Blocco, ma è la prima a portare la firma presa in prestito dall’armatore napoletano dell’epoca fascista.. Parliamo appunto di Achille Lauro. (Continua…)
Il nome di Achille Lauro pian piano si fa strada nelle vie dell’Urbe, alimentato da un altro mixtape “Harvard” e da una fama da bad boy e dealer, attività che nel frattempo è proseguita a pieno regime. Nella sua scalata in alto (non si sa bene in quale ambito ma pur sempre verso l’alto) Achille a un certo punto incontra Noyz Narcos, storico nome della scena romana e tramite con la scena milanese (in quanto milanese di adozione). È lui probabilmente a fare il nome di Achille a Marracash e Shablo, oscuri signori della Roccia Music. È il 2013, la trap sta esplodendo e i due guru del rap biz stanno reclutando talenti un po’ ovunque.Fra di loro c’è un giovane Sfera Ebbasta e anche un ragazzo di Roma. Il contratto con Roccia arriva dopo un incontro a Londra con Marra e Shablo, ma più che un traguardo significa un inizio. «Ed è una leggenda quella che firmi e fai i soldi. Firmi e cominci a lavorare, questa è la realtà. Allora ho fatto “Immortale”.» Il primo album, giusto per cominciare con l’umiltà che poi lo ha sempre accompagnato negli anni, si chiama “Achille Idol Immortale”. Seguirà un EP, “Young Crazy” e un altro album, “Dio c’è”, che consolidano la tendenza già vista in Immortale di fondere trap con elementi cristiani, quasi evangelici. Qualcosa che non gli porterà troppa fortuna.
Dopo due anni di amore, la storia con Roccia Music finisce bruscamente, il 30 giugno 2016. Non ci è dato sapere il motivo della rottura. Lauro tende a stemperare l’accaduto, parlando bene dell’esperienza, Marra e Shablo non ne parlano, mentre i rumour nell’ambiente vedono una scelta freddamente discografica da parte dell’etichetta. Del tipo, Sfera sta funzionando e Achille non restituisce i numeri aspettati, ergo teniamo Sfera. Ma ripeto, si tratta pur sempre di voci. Fatto sta che l’esperienza lo lascia segnato a tal punto da spingere Lauro a fare quello che ha sempre fatto nella vita, cioè sbrigarsela da solo.Arriva così la No Face Agency e un terzo “Ragazzi Madre” (2016) che finora è il suo lavoro più apprezzato, oltre che il più conosciuto. Aiutato anche dall’amicizia di Boss Doms, suo amico e produttore, Lauro riuscirà a smarcarsi da un momentaneo periodo morto, una buca di attenzione da cui rischiava di non uscire mai dopo l’affare Roccia Music. Contemporaneamente alla partecipazione alla trasmissione di Pechino Express, Lauro a fine 2017 ottiene anche il primo contratto major con la Sony Music. Nel 2018 arriva “Pour l’amour”, quarto album che lo consacra a freak assoluto della scena trap italiana (da cui è tratta anche “Angelo Blu”. Non è nemmeno trap, ma a detta di Achille qualcosa di simile alla samba trap. In ogni caso, un disco eccentrico e difficilmente incasellabile. Con la partecipazione a Sanremo, era inevitabile che qualche polemica su “Rolls Royce” e il suo passato sarebbe sbucata fuori. Ma, se Lauro saprà muoversi nella musica come si è mosso nella vita finora, il tutto potrebbe risolversi in una gigantesca vittoria. Come quando criticavano quel Vasco Rossi che nel 1983 a Sanremo stava in piedi per scommessa cantando “Vita Spericolata”.