Condannati a due anni per aver consentito (o forse addirittura indotto a ) alla figlia minorenne ammalata di leucemia di rifiutare la chemioterapia. Eleonora Bottaro, che nel 2015 aveva ancora 17 anni, fu curata, con il consenso di Lino e Rita Bottaro, i suoi genitori, con il metodo Hamer di cui loro erano seguaci: vitamine e cortisone. In pochi mesi la ragazza, che poteva essere probabilmente salvata, morì.
Precedentemente la coppia era stata prosciolta. La ragazza è morta il 29 agosto 2016, 14 giorni dopo il suo diciottesimo compleanno. Secondo la Procura di Padova, che li aveva accusati di omicidio colposo aggravato dalla prevedibilità dell’evento, i genitori hanno costantemente impedito alla ragazza di essere liberamente informata e di fare le proprie scelte in maniera consapevole e libera.
“Eleonora – ha spiegato la procuratrice aggiunta Valeria Sanzari – si sentiva nelle mani del padre, il quale decideva ogni terapia, precludendole l’unica che le avrebbe potuto salvare la vita.
Eleonora – ha aggiunto il pm – fino a pochi giorni prima di morire, era convinta di guarire, di compiere i suoi 18 anni e di poter andare in vacanza al mare”.
“Credo nella giustizia divina, non ho sbagliato nulla, rifarei tutto quello che ho fatto, solo Dio sa quanto ha sofferto mia figlia”, ha affermato Rita Bottaro, madre di Eleonora, dopo la sentenza. I genitori, sostenitori delle teorie di Ryke Geerd Hamer, l’ex medico tedesco radiato dalla professione nel 1986 morto a luglio di quest’anno, si erano opposti all’uso della medicina tradizionale sia nel reparto di Oncoematologia di Padova,
dove la figlia era stata ricoverata in un primo momento, sia all’ospedale di Schiavonia in un momento successivo. La ragazza aveva 17 anni e secondo i medici aveva buone possibilità di sopravvivere se avesse fatto la chemioterapia come le consigliavano i medici.