VALLI DEL PASUBIO (VICENZA) — «Non è possibile che un bambino forte e sano sia morto così, da un momento all’altro. Giulio non era un bimbo fragile: correva tutti i giorni su e giù». Luca Cortiana indica la scarpata erbosa che si alza davanti a casa sua e nel farlo sembra avere ancora negli occhi la sagoma del figlioletto che si arrampica ridendo. Giulio, appena tre anni, è morto nell’arco di dodici ore, come racconta Erica, la mamma: «Lunedì mattina stava bene, poi intorno all’una ha cominciato a lamentarsi di forti dolori alla pancia. Un’ora dopo eravamo già all’ospedale».
Portato al pronto soccorso dell’ospedale di Santorso, nel Vicentino, tra le braccia della madre, il bambino appariva molto debilitato: «Anche il medico, quando l’ha visto, mi ha chiesto se fosse sempre tanto pallido — continua Erica —. Gli ho risposto di no, che infatti eravamo preoccupati. Lui ha detto che forse era un po’ disidratato e che sarebbe bastata un po’ di acqua e zucchero». La temperatura era sopra la norma, così i sanitari dell’Usl 7 gli hanno somministrato una tachipirina. «Ma non hanno fatto alcun esame, solo le palpazioni addominali. Però Giulio aveva appena preso le medicine, forse anche per quello il dolore era diminuito, e così ci hanno rimandati a casa».
A chiarire come sia potuto accadere sarà l’autopsia che disporrà domani il pubblico ministero di Vicenza, Luigi Salvadori, che ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo, incaricando i carabinieri di acquisire le cartelle cliniche. Nelle prossime ore il magistrato avviserà il medico che aveva preso in cura il piccolo paziente nel corso del primo accesso all’ospedale. Un atto dovuto, per permettere al dottore, iscritto sul registro degli indagati, di partecipare all’autopsia con un suo specialista.
La coppia, comprensibilmente sconvolta, si è già rivolta ad un avvocato di fiducia, un legale che proprio di recente ha seguito casi simili e che ha già disposto l’esame autoptico con un medico legale di parte. «Quando muore un bambino è sempre difficile gestire le emozioni», ammette Massimo Scollo, primario del reparto di Pediatria. Ma Luca ed Erica non vogliono puntare il dito contro nessuno, non ancora almeno:
«Non sappiamo niente, è troppo presto — scuote la testa il papà —. Però una cosa possiamo dirla: avrebbero potuto fare qualche esame in più, magari così sarebbe emerso qualche valore fuori scala, qualche campanello d’allarme. Invece non gli è stato fatto nessun prelievo di sangue, non gli è stata misurata la pressione, né la glicemia. Non l’hanno neppure trattenuto una mezz’ora in osservazione, giusto per capire come si evolveva la sua situazione».
Gli esami sono stati eseguiti, ma solo quando la famiglia è tornata di corsa all’ospedale, in serata: «Alla fine hanno chiamato Erica e le hanno detto che avevano la diagnosi: diabete. Ma ormai era tardi, il sangue di Giulio era diventato troppo denso, tanto che hanno detto di aver faticato a lungo per il prelievo».