PALERMO – Ha ucciso i suoi due bambini viaggiando a gran velocità sotto effetto della droga e sbandando mentre scrutava se stesso in diretta facebook, ma dopo tre settimane di coma, ignaro della tragedia, Fabio Provenzano, si è destato. Ha aperto gli occhi e ha cominciato a bestemmiare. Inveendo contro tutti. Chiedendo dove fosse. Senza ricordare nulla. Nemmeno l’incidente costato la vita a Francesco, 13 anni, morto nell’impatto, e ad Antonino, 9 anni, deceduto il 24 luglio, dopo dodici giorni di agonia.
Già indagato dalla Procura di Trapani, accusato di omicidio stradale con l’aggravante di aver commesso il fatto sotto gli effetti di stupefacenti, Provenzano, 34 anni, risultato positivo al drug-test per uso di cocaina, ha continuato a imprecare, deciso ad alzarsi dal letto, a liberarsi dagli elettrodi, a staccare i tubi della flebo. E ai medici del Trauma Center di Villa Sofia non è rimasto altro da fare se non sedarlo ancora per placare il furore.
Lo stesso furore che echeggia in un torrido martedì pomeriggio fra i corridoi della Neurochirurgia di questo ospedale palermitano dove i parenti di Provenzano, padre, madre, fratello in canottiera e tatuaggi, inveivano contro i cronisti colpevoli a loro avviso di avere raccontato finora «solo falsità». A cominciare dall’effetto droga come causa dell’incidente in cui uno dei due bimbi ha subito perso la vita, mentre per l’altro cominciavano strazianti giorni di agonia. «Ma lo sapete che cos’è il ‘secondo livello’? Quella per voi droga è?», chiedeva il fratello dello sciagurato padre adesso sotto controllo della polizia di Alcamo, competente per l’incidente avvenuto il 12 luglio sulla autostrada Palermo-Trapani.
«Ci avete presi tutti per drogati? Mio fratello non è pure una vittima?». Quesiti perduti fra grida simili a quelle che hanno preoccupato infermieri e parenti di altri ricoverati il 24 luglio quando i familiari della moglie separata di Provenzano, madre dei due bimbi, erano sul punto di scatenare una rissa in corsia. Un odio profondo li divide. Due gruppi familiari contrapposti, separati al funerale del secondo bimbo morto sempre a Villa Sofia, alla Neuro del secondo piano, due sotto il centro rianimazione dove il padre si è destato bestemmiando.
Il monoblocco della chirurgia di Villa Sofia si è trasformato così nello scenario di una disperazione senza fine. Con la pena di tutti per il primo bimbo deceduto la sera dell’incidente e con l’angoscia dei giorni successivi per il piccolo che non ce l’ha fatta a sopravvivere. Il risveglio dal coma di Provenzano apre una nuova fase nell’inchiesta perché la sua posizione potrebbe aggravarsi. Gli agenti della Stradale intervenuti per i rilievi hanno sequestrato una bustina contenente un grammo di coca purissima, verbalizzando l’assenza di tracce di frenata all’altezza dello svincolo in cui è avvenuto l’incidente che a Provenzano ha causato un trauma cranico con emorragia cerebrale, contusioni polmonari, fratture e traumi al torace e alla colonna vertebrale.
Intanto, dal primario di Villa Sofia Antonio Iacono è stato già chiesto il trasferimento in una unità di riabilitazione. Contatti con il Buccheri La Ferla di Palermo e con gli ospedali di Sciacca e Cefalù. Ma anche timori per possibili liti familiari, mentre la madre di bimbi continua a puntare il dito contro l’ex marito.