La grande rapina all’Europa: scomparsi 1.260 miliardi di Iva. La più grande rapina del secolo ha numeri da brividi. Più di 1.260 miliardi di euro destinati ai 28 paesi dell’Unione europea sono scomparsi in otto anni tra il 2009 e il 2016 e solo in minima parte sono stati rintracciati. Un fiume di denaro, grande quanto il Pil dell’Australia, che doveva essere incassato dalle autorità fiscali dei paesi europei sotto forma di Imposta sul valore aggiunto (Iva) ma che si è inabissato come un fiume carsico e non è mai riaffiorato in superficie.
I soldi dell’Iva che mancano all’appello sono tanti anche se si restringe l’obiettivo all’Italia: 213,8 miliardi di euro in sei anni, tra il 2011 e il 2016. Tecnicamente si chiama “Vat Gap”, dove Vat sta per “Value added tax”, cioé Imposta sul valore aggiunto, e il gap è la differenza tra l’Iva che dovrebbe essere versata e quella che viene pagata realmente. Solo nel 2016 (ultimo anno di cui si hanno dati omogenei) la somma non incassata dal Fisco è stata di 34,8 miliardi in Italia e di 147,1 miliardi nell’intera Unione europea, una cifra di poco inferiore al bilancio della Ue. È come se l’intero fatturato della General Motors, la più grande società automobilistica degli Stati Uniti, evaporasse in un colpo solo.
I 50 miliardi sottratti con le frodi carosello. Quei due miliardi di Iva bruciati ogni anno dai carburanti illegali. Solo con le frodi carosello, ogni anno vengono sottratti ai contribuenti europei 50 miliardi di euro. Facendo circolare beni e servizi attraverso i confini interni dell’Unione europea, truffatori, criminali e persino terroristi stanno sottraendo denaro ai bilanci pubblici. Il loro trucco: recuperare tasse che non sono mai state pagate. E l’arma che usano sono le frodi carosello sull’Iva.
Nonostante queste truffe siano conosciute alle autorità fiscali europee fin dall’introduzione dell’Iva comunitaria nel 1993, quasi nessuna misura a livello globale è stata presa per ridurre efficacemente l’ammontare di queste perdite. L’incapacità degli stati membri della Ue di accordarsi all’unanimità sulle questioni fiscali e la mancanza di fiducia reciproca costano molto care ai contribuenti.
La più grande rapina del secolo ha numeri da brividi. Più di 1.260 miliardi di euro destinati ai 28 paesi dell’Unione europea sono scomparsi in otto anni tra il 2009 e il 2016 e solo in minima parte sono stati rintracciati. Un fiume di denaro, grande quanto il Pil dell’Australia, che doveva essere incassato dalle autorità fiscali dei paesi europei sotto forma di Imposta sul valore aggiunto (Iva) ma che si è inabissato come un fiume carsico e non è mai riaffiorato in superficie.
I soldi dell’Iva che mancano all’appello sono tanti anche se si restringe l’obiettivo all’Italia: 213,8 miliardi di euro in sei anni, tra il 2011 e il 2016. Tecnicamente si chiama “Vat Gap”, dove Vat sta per “Value added tax”, cioé Imposta sul valore aggiunto, e il gap è la differenza tra l’Iva che dovrebbe essere versata e quella che viene pagata realmente. Solo nel 2016 (ultimo anno di cui si hanno dati omogenei) la somma non incassata dal Fisco è stata di 34,8 miliardi in Italia e di 147,1 miliardi nell’intera Unione europea, una cifra di poco inferiore al bilancio della Ue. È come se l’intero fatturato della General Motors, la più grande società automobilistica degli Stati Uniti, evaporasse in un colpo solo.
L’EVASIONE DELL’IVA IN ITALIA
Il gap dell’imposta sul valore aggiunto tra il 2011 e il 2016. Valori in milioni di euro (Fonte: Ministero economia e finanze su elaborazioni dell’Agenzia delle Entrate)
Quei due miliardi di Iva bruciati ogni anno dai carburanti illegali. Solo con le frodi carosello, ogni anno vengono sottratti ai contribuenti europei 50 miliardi di euro. Facendo circolare beni e servizi attraverso i confini interni dell’Unione europea, truffatori, criminali e persino terroristi stanno sottraendo denaro ai bilanci pubblici. Il loro trucco: recuperare tasse che non sono mai state pagate. E l’arma che usano sono le frodi carosello sull’Iva.
Nonostante queste truffe siano conosciute alle autorità fiscali europee fin dall’introduzione dell’Iva comunitaria nel 1993, quasi nessuna misura a livello globale è stata presa per ridurre efficacemente l’ammontare di queste perdite. L’incapacità degli stati membri della Ue di accordarsi all’unanimità sulle questioni fiscali e la mancanza di fiducia reciproca costano molto care ai contribuenti.
E così, mentre alcuni paesi agiscono a livello nazionale per ridurre i danni, questi gli sforzi spesso spostano la frode verso gli altri stati membri e non riescono a sradicarla. Il denaro sottratto attraverso queste truffe sfocia nel crimine organizzato e nel finanziamento del terrorismo, distorcendo l’economia e mettendo a repentaglio le piccole e medie imprese.
LE FRODI CAROSELLO SULL’IVA NEI PAESI UE
Per far luce su questa enorme rapina in corso, la redazione tedesca Correctiv ha promosso il progetto transfrontaliero “Grand Theft Europe” e ha coordinato un’inchiesta internazionale sulle frodi carosello sull’Iva realizzata da 35 media dei 28 paesi dell’Unione europea più Norvegia e Svizzera, a cui per l’Italia ha partecipato Il Sole 24 Ore. In un’indagine durata alcuni mesi, 63 giornalisti hanno analizzato 315mila pagine di documenti confidenziali tra cui i file di indagini penali, intercettazioni telefoniche e email, oltre ai flussi di denaro relativi ai più importanti casi europei di frodi carosello.
La rete di giornalisti ha condotto centinaia di interviste e ha parlato con decine di esperti e addetti ai lavori per rivelare la portata della più grande frode fiscale in corso in Europa.