Una sorta di “allarme nei supermercati”, anche se in modo più o meno velato, si percepisce quando pensiamo a come fronteggiare le possibili future, carenze alimentari.
Gli italiani sono grandi amanti della pasta, di conseguenza le voci circa la necessità di fare delle scorte al supermercato, destano preoccupazione. Cosa ci sarà di reale in tutto questo?
Pasta, servono scorte?
Le notizie della guerra tra Russia e Ucraina riempiono i nostri telegiornali, insieme a le informazioni che riguardano le possibili carenze di scorte di grano che non perviene più dai due Paesi.
Gli effetti di riflesso di questo conflitto si incominciano a far sentire nelle tasche degli italiani, che sono usciti da poco dalle difficoltà di una pandemia senza precedenti.
Le bollette di luce e gas sono notevolmente aumentate, cosi come i costi del gas tutte emergenze nei confronti dei quali il Governo cerca di trovare soluzioni a breve e lungo termine.
Allarme nei supermercati, cosa c’è di vero
Per una società alle prese con i cibi in eccedenza, queste voci possono incutere un certo timore. Tuttavia a fornire una voce di distensione ci hanno pensato i pastai italiani.
Secondo quanto hanno ribadito di recente Pastai i Italiani riunioni in Union Food, per la preparazione della pasta italiana, nel 2021 si è importato solo il 3% di grano duro dalla Russia.
Inoltre per dirla tutta, nulla è stato importato dall’Ucraina, questo vuol dire che la guerra non determinerà alcun aumento, su piatto preferito dagli italiani.
Questo vuol dire che non occorre creare “allarme nei supermercati”, per la paura di restare senza pasta, che in realtà si ottiene dal grano duro, coltivato in Italia.
Il discorso cambia leggermente per quanto concerne invece il grano tenero, impiegato per cucinare. Questo perché l’Italia lo importa per il 60%, dall’Europa e non solo dall’Ucraina. Un problema che si presenterà dunque per il prossimo anno.
Dunque nessuna necessità di fare incetta di pasta, il problema di base rimane il costo eccessivo dell’energia.
L’impennata nei prezzi invece può comportare appunto un ritardo sulla produzione nei pastifici a causa di un possibile razionamento dovuto al crescere del prezzo del carburante.
Sfortunatamente, come spesso avviene in questi casi, c’è chi specula sulla filiera della pasta, che non è mai aumentata in maniera proibitiva negli ultimi anni.
Per tutelare i consumatori è stato emesso un decreto, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n.61 del 14/03/2022, per combattere la speculazione sui prezzi e le pratiche sleali.