Fuga dalla Puglia, affitto a 4.000 euro al mese e insulti ai turisti: «Lei è un morto di fame».

di redazione

Fuga dalla Puglia, affitto a 4.000 euro al mese e insulti ai turisti: «Lei è un morto di fame».

| mercoledì 05 Giugno 2019 - 14:06

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Fuga dalla Puglia, affitto a 4.000 euro al mese e insulti ai turisti: «Lei è un morto di fame».

«Guardi che lo scorso anno abbiamo affittato la stessa abitazione a una coppia di Milano per 15mila euro. Non può permettersi i 4.000? Lei è un morto di fame, la sua foto farà il giro di tutta Gallipoli in pochi minuti». Con queste parole un operatore turistico salentino si è rivolto a un turista a caccia di una sistemazione per la prossima estate.

Una casa vicino al mare, per sé e la sua famiglia, per trascorrere in pace il mese di luglio. Alle prime critiche per i prezzi proposti dall’operatore, però, il turista – che ha scritto a Nuovo Quotidiano di Puglia – si è sentito ricoprire di insulti. «Lei è un ignorante, non ha capito cosa le è stato offerto. Lei è un morto di fame».

Inizia così l’estate, già in ritardo, del Salento turistico che, insieme alle altre mete di Puglia, conoscerà quest’anno l’agguerrita e vincente concorrenza di Egitto, Turchia, Grecia e Spagna. Le famiglie italiane stringono la cinghia, le tasse aumentano e l’offerta di mare dei dirimpettai greci e albanesi è allettante: molti più servizi – in tanti lidi, per esempio, le bibite vengono servite sotto l’ombrellone, che costa appena 5 euro -, un’accoglienza affinata nel tempo e un mare da favola, manco a dirlo uguale al nostro.

Perché, dunque, un turista dovrebbe scegliere il Salento? Arduo trovare risposte. Di certo, quest’anno – da quanto rileva il Sole24Ore – la durata media della vacanza balneare scenderà sotto i 10 giorni e il 67,8% degli italiani è disposto a cambiare destinazione all’ultimo minuto, se l’offerta è di quelle alle quali non si può dire di no. Anche perché per più del 38% delle famiglie sarà il budget, quest’anno, a indirizzare la bussola della vacanza.

Sull’altro fronte, quattro operatori su dieci hanno aumentato i prezzi e diminuito gli investimenti: lo evidenzia l’indagine di settore, pubblicata sempre dal quotidiano di Confindustria ed effettuata da Jfc su un campione di 7.000 imprese. Gli alberghi del Sud hanno rincarato i prezzi del +4,1%; le strutture plein air (villaggi turistici, campeggi ed aree di sosta) delle località balneari hanno aumentato i prezzi del +4,3%; le altre strutture ricettive extra-alberghiere (RTA, B&B, agriturismi, case e appartamenti per vacanze, ostelli per la gioventù) hanno apportato un aumento dei prezzi pari al +5,5%. I servizi sul litorale – quando ci sono – subiranno un aumento complessivo che si attesta al +2,1%, per non parlare della ristorazione. Mitologiche, ormai, le frise a 7 euro l’una.

Ma Jfc avvisa: aumentare i prezzi non servirà a recuperare i mancati incassi per la clientela perduta. La sfida del turismo, insomma, si vince sulla qualità e sui servizi. Come nel Salento si va dicendo da anni, senza però una netta inversione di rotta e investimenti adeguati a dare risposta ai turisti balneari e nonostante Gallipoli e Porto Cesareo, in particolare, siano considerate dai turisti le località più giovanili e divertenti d’Italia. Che sia ormai troppo tardi?

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