Giù le mani dai bambini, in ‘Liberi di scegliere’ la lotta di Roberto Di Bella contro la ‘ndrangheta

di redazione

Giù le mani dai bambini, in ‘Liberi di scegliere’ la lotta di Roberto Di Bella contro la ‘ndrangheta

| mercoledì 23 Gennaio 2019 - 07:17

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Giù le mani dai bambini, in ‘Liberi di scegliere’ la lotta di Roberto Di Bella contro la ‘ndrangheta

Il film ‘Liberi di scegliere’, con Alessandro Preziosi e Carmine Buschini, è ispirato alla battaglia del Presidente del Tribunale dei Minori di Reggio Calabria Roberto Di Bella. Da tempo il giudice è impegnato attivamente in una importante missione. Strappare i minori alle famiglie legate alla ‘ndrangheta. Così, permette ai giovani di costruire un futuro migliore.

Nel film ‘Liberi di scegliere‘, Alessandro Preziosi interpreta Marco Lo Bianco, un giudice che si impegna per strappare i giovani dalle grinfie della ‘ndrangheta. Il suo personaggio è ispirato al Presidente del Tribunale dei Minori di Reggio Calabria Roberto Di Bella che da tempo è impegnato attivamente per offrire ai minori appartenenti a famiglie mafiose una vita lontana dalla criminalità.

Bambini indottrinati per ereditare un futuro criminale
Dopo aver lavorato per oltre 25 anni al Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria, il giudice Roberto Di Bella si è reso conto di una pericolosa continuità generazionale nella ‘ndrangheta. Spesso, infatti, si è ritrovato a dover giudicare i figli dei criminali che aveva visto sfilare in tribunale negli anni ’90. Un circolo vizioso che si alimenta tramandando di padre in figlio gli stessi tossici valori. Un meccanismo che, tramite l’indottrinamento dei figli, ha permesso alle famiglie mafiose di mantenere il controllo sul territorio per decenni. Nel comunicato diramato dalla Rai, Roberto Di Bella ha fatto sapere:

“Fin da piccoli i componenti di queste famiglie respirano l’odio, sono addestrati all’uso delle armi, alla brutalità e all’uso della forza anche nei confronti dei familiari più stretti, quando trasgrediscono le regole. I minori hanno spesso visto uccidere i loro padri, fratelli, parenti. In questi casi, secondo il codice d’onore mafioso, deve scattare la vendetta, perciò violenza richiama violenza, in tali contesti anche le scelte più intime (fidanzamenti, matrimoni) sono condizionate dalla ‘famiglia’ e spesso diventano un modo per suggellare sodalizi criminali e, talvolta, per costruire delle vere e proprie prigioni culturali”.

L’importante ruolo delle donne e della scuola
Il giudice Roberto Di Bella fa sapere che anche il carcere, che per molti adolescenti può rappresentare un deterrente all’idea di delinquere, per questi ragazzi cresciuti in famiglie mafiose, è una situazione accettata come tappa altamente probabile nel corso della crescita. Spesso si tratta di giovani che non possono contare su una solida figura paterna: il padre è in carcere, latitante o è stato ucciso. Quando i ragazzi non trovano da soli il coraggio di fidarsi dello Stato e costruire un futuro migliore, la chiave per renderli liberi da un destino apparentemente già segnato è nelle mani della scuola, che con una preparazione adeguata dovrebbe indicare loro che il cammino da seguire è ben diverso da quello tracciato dalla loro famiglia. Di Bella ha svelato che a volte il primo passo viene fatto dalle madri, nelle quali l’amore per i propri figli supera il timore di ripercussioni:

“Proprio nei locali del tribunale per i minorenni, alcune madri hanno iniziato percorsi di collaborazione con la giustizia, sperando in una vita migliore. Altre donne si sono presentate per chiedere, talvolta in segreto, di allontanare i loro figli. Altre ancora, espiata la pena per gravi reati, hanno sollecitato un aiuto per ottenere una sistemazione logistica e un lavoro fuori dalla Calabria al seguito dei figli già tutelati dal tribunale”.

Il progetto che dà il titolo al film con Alessandro Preziosi
Il titolo del film di Rai1 con Alessandro Preziosi e Carmine Buschini non è casuale. ‘Liberi di scegliere’, infatti, è il nome del progetto fortemente voluto da Roberto Di Bella. Oggi è una realtà che si propone, grazie a professionisti opportunamente formati come psicologi, assistenti sociali, famiglie affidatarie ed educatori, di prendere per mano i minori cresciuti in una cultura criminale, tutelarli e accompagnarli passo dopo passo verso una giusta crescita psico-fisica, in un contesto sano, culturalmente e psicologicamente diverso da quello di provenienza. Roberto Di Bella ha concluso: “Dimostrare che il futuro non è già scritto e che si può essere protagonisti della propria vita è la finalità del progetto, nella consapevolezza che la ‘ndrangheta appare un destino inesorabile a chi nasce e vive in certe realtà familiari”.

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