Insieme alla prevenzione, possiamo impedire o ostacolare l’insorgenza di problemi di salute ascoltando il nostro corpo.
Il nostro corpo, infatti, comunica con noi e ci fornisce informazioni utili sulle nostre condizioni psico-fisiche che non devono essere ignorate o prese “alla leggera” perché possono salvarci la vita.
È quindi importante segnalare i nostri disturbi ai medici che, attraverso visite specialistiche, possono rassicurarci sulla nostra condizione o riconoscere, nel disturbo, un “campanello d’allarme”. Non dobbiamo, però, rischiare di associare ogni fastidio a una patologia e rischiare di diventare ipocondriaci.
Scopriamo insieme alcuni dei sintomi che ci avvertono, con circa un mese di anticipo, che possiamo rischiare di avere un attacco di cuore.
L’affaticamento, sia nell’uomo che nella donna, quando non è giustificato e prodotto dalla stanchezza derivata dagli impegni, può essere uno dei segnali di un probabile attacco di cuore imminente o futuro.
Anche la dispnea, la mancanza di respiro, può verificarsi fino a sei mesi prima di un attacco di cuore. È comunque importante fare i controlli del caso per comprenderne le ragioni.
L’aritmia cardiaca, ovvero il battito irregolare, e la tachicardia, ovvero il battito accelerato, sono campanelli d’allarme da non sottovalutare o da associare esclusivamente a stati d’ansia, attacchi di panico o ad un’eccessiva attività fisica svolta.
Il dolore al petto è uno dei sintomi più riconosciuti e legati ad un attacco di cuore. Il soggetto colpito sente un forte dolore e una forte pressione al petto che si irradia fino al braccio, specialmente nel sinistro, alla mascella, al collo e allo stomaco.