Green pass e tamponi, tutti i nuovi divieti in arrivo: la decisione del governo

di admin

Green pass e tamponi, tutti i nuovi divieti in arrivo: la decisione del governo

| venerdì 19 Novembre 2021 - 17:59

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Green pass e tamponi, tutti i nuovi divieti in arrivo: la decisione del governo

Riduzione della validità del green pass a 9 mesi e regole più severe per chi decide di non vaccinarsi. Veri e propri divieti legati alla vita sociale per proteggere chi è immunizzato. L’impennata dei contagi da Covid-19 e il pressing dei presidenti di Regione che non vogliono rischiare nuove chiusure nel periodo natalizio, convincono il governo a intervenire. Il decreto che introdurrà anche l’obbligo di richiamo per il personale sanitario e i lavoratori che entrano nelle Rsa, le residenze per anziani, potrebbe essere approvato già la prossima settimana. La linea della cautela sin qui tenuta da Palazzo Chigi non regge di fronte al rischio che le terapie intensive superino la soglia critica, come sta accadendo in altri Stati europei. E dunque anche l’Italia sembra andare nella direzione di un doppio binario, per premiare chi ha completato il ciclo vaccinale.

Il decreto
Il ministro della Salute Roberto Speranza ieri ha incontrato il sottosegretario Roberto Garofoli, con il quale ha analizzato i dati dei contagi e dei morti. Per il governo è ormai chiaro che «la situazione sta peggiorando, non si può stare fermi» e sarà inevitabile che «i non vaccinati paghino più di chi ha invece scelto di immunizzarsi». Segue la stessa linea la titolare degli Affari Regionali Mariastella Gelmini che di fronte ai presidenti di Regione ha chiarito come non ci sia «alcuna volontà di spaccare il Paese, ma se l’aumento dei contagi e delle ospedalizzazioni dovesse portare a nuove restrizioni, non sarebbe ipotizzabile mettere sullo stesso piano i vaccinati e i non vaccinati». La prossima settimana — dopo un nuovo confronto con i governatori — sarà dunque convocata la cabina di regia e poi si procederà con un decreto.

Green pass da 9 mesi
Sulla riduzione della validità del green pass non ci sono più dubbi. Gli ultimi studi dell’Istituto superiore di sanità che dimostrano come la copertura vaccinale cominci a scemare dopo i 6 mesi, convincono tutti che sia necessario intervenire al più presto. Il decreto stabilirà che il green pass non è più valido un anno, ma 9 mesi dall’ultima inoculazione. E in questo senso va la decisione presa ieri sera da Speranza di anticipare al 22 novembre l’avvio della campagna di richiamo per la fascia di età tra i 40 e i 60 anni. Entro il 29 novembre l’Ema dovrebbe dare il via libera al vaccino per i bambini tra i 5 e gli 11 anni. Subito dopo l’Italia avvierà la campagna anche per i più piccoli.

I tamponi
Le opzioni sul tavolo sono diverse. Sarà la cabina di regia del governo, confortata dal parere degli scienziati, a prendere la decisione. I tamponi antigenici hanno mostrato un’attendibilità non completa e per questo c’è chi vorrebbe eliminarli come requisito per ottenere il green pass. Rimane il dubbio anche per i molecolari, ma in questo caso il problema riguarda la durata. Dal momento in cui arriva l’esito negativo ci sono infatti 72 ore e molti scienziati ritengono che in questo lasso di tempo ci si possa infettare e dunque essere contagiosi senza accorgersene. Per questo hanno chiesto di ridurre la validità portandola a 48 ore, mentre quella dell’antigenico potrebbe essere limitata a 24 ore.

Divieti ai no vax e green pass rafforzato
Bar, ristoranti, cinema, teatri e tutti i luoghi al chiuso potrebbero essere inaccessibili per chi non è vaccinato. Al ministero della Salute lo ritengono ormai «inevitabile». Il rigore che sin dall’inizio della pandemia ha sempre caratterizzato la linea di Speranza, ritorna nel momento in cui c’è il rischio di «vanificare gli sforzi fatti sin ad ora». Insomma, perché penalizzare le attività e la vita di chi ha aderito alla campagna vaccinale? La convinzione del fronte rigorista è che a subire le restrizioni debbano essere le persone che hanno scelto di non immunizzarsi. Il presidente del Consiglio finora è stato cauto sulla possibilità di far pagare un prezzo più alto, in termini di libertà negate, ai non vaccinati. Ma col virus che corre, anche Draghi si starebbe convincendo che sia la via più indolore, come del resto chiedono compatti i governatori, sia pur di schieramenti opposti. Una delle ipotesi potrebbe essere l’eliminazione del tampone per ottenere il green pass. Antigenici e molecolari dovrebbero essere utilizzati soltanto per chi non ha il vaccino ma deve andare al lavoro.

Richiamo a 5 mesi
Il decreto confermerà l’obbligo per il personale sanitario e per i lavoratori delle Rsa di sottoporsi al richiamo del vaccino. Il governo sta valutando l’anticipo della terza dose a partire dalla fine del quinto mese e non dal sesto. Su questo dovrebbero però essere compatti i componenti del Cts per superare il parere dell’Ema, che ritiene valido l’intervallo di 6 mesi.

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