Nel corso del processo, con rito abbreviato, il pubblico ministero Eleonora Fini ha chiesto ora che la donna possa essere “assolta per vizio totale di mente“. L’udienza è stata aggiornata a metà dicembre, data per la quale è attesa la sentenza.
La richiesta del pubblico ministero è stata formulata davanti al Gup Anna Maria Govoni, la quale ha aggiornato l’udienza a dicembre. A novembre, intanto sarà ascoltato lo psichiatra Fabrizio Iecher, il quale dovrà dare il proprio parere sul quadro della donna, riferendo eventuali pericolosità della 34enne.
La donna, di origini georgiane e nazionalità tedesca, è attualmente ospite di un centro Rems per malati psichiatrici in provincia di Mantova. La perizia disposta dal gip afferma che la donna “è affetta da un disturbo schizoaffettivo di tipo bipolare” e al momento dei fatti era “totalmente incapace di intendere ma sufficientemente in grado di volere“.
I fatti risalgono a settembre 2018. La detenuta del carcere romano di Rebibbia ha ucciso i suoi due figli: un neonato di sette mesi e un bimbo di due anni.
A dare la notizia il presidente della Consulta penitenziaria e responsabile della Casa di Leda, Lillo Di Mauro. La tragedia è accaduta all’interno della sezione nido, dove sono ospitati bimbi fino a tre anni, poco dopo le 12 di ieri. La donna, Alice S., 30 anni, di nazionalità tedesca era in carcere dallo scorso agosto per una condanna per detenzione e spaccio di stupefacenti. Secondo fonti del Dap, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, la donna avrebbe dovuto avere un colloquio con i suoi parenti.
A Rebibbia si è recata il procuratore aggiunto Maria Monteleone, coordinatore del pool dei magistrati che si occupa dei reati sui minori. Anche il ministro della Giustizia si era recato nel carcere romano. Bonafede ha visto i luoghi teatro della vicenda, poi, insieme con il capo del Dap Basentini, ha avuto un colloquio con il direttore di Rebibbia. “È una tragedia”.