“Ha le treccine blu, non può entrare a scuola”: le motivazioni della preside“

di admin

“Ha le treccine blu, non può entrare a scuola”: le motivazioni della preside“

| sabato 14 Settembre 2019 - 15:47

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“Ha le treccine blu, non può entrare a scuola”: le motivazioni della preside“

Il caso di un ragazzino cui non è stato permesso di entrare a scuola, presso l’Istituto Comprensivo di Stato Alpi-Levi di Scampia, continua in queste ore a tenere banco. Tredici anni, si era presentato ai cancelli con delle treccine blu, che a quanto pare non rientrano nel dress code stabilito dal regolamento d’Istituto. Madre e nonna hanno duramente protestato, portando il caso all’attenzione della stampa e promettendo alla dirigente scolastica, la professoressa Rosalba Rotondo, querela. Abbiamo intervistato la docente per chiederle spiegazioni su quanto successo. Professoressa Rotondo, nell’Istituto di cui è preside un ragazzino non è stato fatto entrare a causa del suo look, treccine blu legate dietro la testa. Può spiegarci questa decisione?
“Nel nostro istituto siamo per l’inclusione agita.

Prima che preside sono innanzitutto un’educatrice: vogliamo che l’alunno abbia un futuro roseo, possa realizzarsi nel mondo del lavoro ed evitare di intraprendere quelle strade pericolose che qui a Scampia sono evidenti a tutti. Abbiamo un regolamento sul dress code, condiviso con i genitori, ci consideriamo la ‘Oxford di Scampia’. Qui si viene vestiti in un certo modo, la nostra filosofia educativa in questo riprende Howard Gardner, bisogna ispirare al bello. Per fare gli architetti, gli avvocati, per realizzarsi, bisogna abituarsi ad essere vestiti in una certa maniera. Se non stabilissimo dei limiti, avremmo ragazzine in minigonna e con i tacchi, trucchi inappropriati, jeans strappati, ognuno farebbe a modo suo”.
La ritiene una scelta educativa quindi.
“La scuola è un luogo serio, vogliamo che i ragazzi interiorizzino i valori, stiano a testa alta rispettando le regole. Insegnamo che per farsi notare non serve essere alla moda, assomigliare a questo o a quel cantante famoso o a quel calciatore all’ultimo grido, ma bisogna essere semplicemente portatori di uno stile di vita rispettabile. I nostri punti di riferimento, le persone cui vogliamo che i ragazzi traggano ispirazione, sono Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Sergio Mattarella, Rita Levi Montalcini”.


Conosceva il ragazzo? Cosa ci può dire di lui?
“Certo, lo conosco, ha fatto spesso il bullo con alcuni insegnanti e dei suoi compagni. Con lui in realtà ho un rapporto eccezionale: è anche bravo, gli piace suonare il piano, ha partecipato a numerosi Pon. È stato inserito in quella che noi chiamiamo ‘Masterclass’, un percorso educativo speciale. Hanno meno ore di lavoro ma partecipano ai Pon pomeridiani, corsi che però non sono intrattenimento, ma hanno delle finalità educative, di apprendimento e inserimento nel mondo del lavoro. La madre, al momento del suo inserimento nella ‘Masterclass’, ha firmato con noi un patto di responsabilità. Deve rispettare il nostro regolamento, un regolamento che abbiamo stabilito con i genitori, ed in questo regolamento sono stabiliti chiaramente dei limiti al modo in cui ci si può presentare a scuola”.


La signora però è venuta a protestare.
“Abbiamo stabilito un regolamento, eppure al primo giorno di scuola il ragazzo si è presentato così. È stata un’altra mamma a farmelo notare e a sottolineare che non sarebbe stato il migliore inizio possibile. Non l’abbiamo fatto entrare. Sua madre è venuta a protestare e si è comportata maleducatamente con tutti, lo stesso ragazzino era in evidente imbarazzo per le sue parole. La capiamo, ha tre figli, è complicato, ma vorremmo le sue scuse. Deve capire che è stato fatto tutto per il bene di suo figlio, verrà a ringraziarci un giorno”.


Come concilia l’idea di un dress code con il problema dell’integrazione multiculturale? Le stesse treccine sono un’acconciatura tradizionale in alcune culture.
“Siamo per il rispetto e l’integrazione, fermo restando la necessità di educare i ragazzi. Alcuni ragazzini rom entravano in classe con i denti d’oro, poi hanno cambiato abitudini. Dicevano di essere poveri e di ‘non avere i soldi per comprare i libri’, ma era una scusa insostenibile con i denti d’oro. Quindi i genitori hanno preferito farglieli togliere. È vero che una bambina africana, per fare un esempio, potrebbe arrivare a scuola con delle treccine, e andrebbe anche bene se fossero del loro colore naturale. Qui stiamo parlando di treccine colorate di blu su di un ragazzino del posto, è un po’ diverso”.
In conclusione: è una politica che sta dando dei risultati?


“Sono trentasei anni che faccio questo lavoro, sarei potuta andar via molto tempo fa. Ma so che sto facendo bene, e ho delle gratificazioni. Un ragazzino era un vero e proprio bullo, veniva da una famiglia disagiata con genitori disoccupati. È stato preso alla Nunziatella a Milano (la Teulié, ndR). Posso assicurare una cosa: gli stessi genitori che protestano per situazioni come quella che si è venuta a creare in questi giorni, quando capiscono il motivo di alcune decisioni, ci ringraziano”.

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