MONTEROTONDO (RM) – “Papà, papà. Perdonami, papà, non volevo. Non mi lasciare, papà, io ti voglio bene”. Il padre che, piano piano, si spegne e lei che lo tiene tra le braccia nell’androne di una palazzo popolare a Monterotondo Scalo, alle porte di Roma. La dinamica ancora non è chiara. Non si sa se sia stato un pugno o una coltellata a uccidere Lorenzo Sciacquatori, 41 anni, disoccupato e con precedenti. Quello che si sa è che è stata sua figlia Deborah, 19 anni, e una brevissima vita vissuta diversamente da come dovrebbe essere alla sua età.
È drammatico e sincero il verbale reso ai pubblici ministeri di Tivoli e ai carabinieri di Monterotondo che non hanno alcun dubbio sulla ricostruzione della giovanissima. Non ha cercato di scagionarsi, di alleggerire la sua posizione. Piange e non si dà pace Deborah per quello che è successo. Oggi, probabilmente, tornerà libera: era stata messa ai domiciliari domenica sera dopo il fatto con l’accusa di omicidio. Stamattina verranno formalizzate le contestazioni, probabilmente rimarrà solo l’eccesso colposo. E il procuratore Francesco Menditto e il pm Filippo Guerra nei prossimi giorni valuteranno se ci sono gli estremi per la legittima difesa: ma bisogna aspettare gli esiti dell’autopsia e di una serie di riscontri. Nel suo lungo racconto la studentessa modello che stava preparando la maturità, ha ripercorso quegli anni di violenza.
Verso sua mamma Antonia, principalmente, ma anche verso di lei e verso la nonna paterna che abitava con loro. “Quando papà tornava a casa ubriaco, mi preoccupavo soprattutto per nonna, a maggior ragione da quando era stata operata, un mese fa. Tra di noi è la più fragile, ci vede male, non volevo che lui le facesse del male”.
E così è andata domenica, quando il padre, alle 5 del mattino, ha iniziato a tirare calci alla porta per entrare. Aveva passato la notte fuori, era ubriaco. “Se l’è presa con mamma. Urlava come un pazzo, ci insultava. Io ho preso nonna e ci siamo chiuse in una stanza per un po’, aspettando che si calmasse”. Ma l’uomo era fuori di sé. “A un certo punto, abbiamo deciso di andarcene. Io ero terrorizzata. Prima di uscire, per difendere mamma e nonna, ho afferrato un coltello dalla cucina. Non volevo ucciderlo, non volevo fargli del male.
L’ho preso per difesa: volevo solo che ci facesse andare via e che si calmasse”. Ma il padre non sentiva ragioni. Le ha seguite per le scale e, poi, di nuovo, nell’androne del palazzo ha iniziato a tirare pugni in faccia a mamma Antonia. Poi si è diretto verso la sua anziana madre e sua figlia. E a quel punto Deborah, boxeuse come lui, ha deciso di bloccarlo: “Non volevo facesse male a nonna, avevo paura che l’avrebbe ammazzata”. Fatica la giovane a ricostruire i secondi successivi. C’è stata una colluttazione. Tutto quello che sa è che, pochi secondi dopo, si è accorta che il padre stava male. Lorenzo Sciacquatori si è accasciato a terra.
Sua figlia ha cercato di soccorrerlo. Quando ha realizzato quello che stava accadendo, ha iniziato a piangere, gli ha chiesto perdono. Gli ha urlato che non voleva finisse così. E gli ha detto quello che provava, nonostante la vita alla quale lui l’aveva condannata sin da bambina. “Gli ho detto che gli volevo bene, che non volevo morisse. Che avevo bisogno di lui perché nonostante tutto lo amavo. Era imperfetto, ma era pur sempre mio padre”. E quando sono arrivati i soccorsi, l’hanno trovata così: in lacrime, con il il volto di suo padre tra le mani