«Tutti gridavano che stavamo andando a fuoco, ma non si vedevano fiamme in quel momento. Ho tirato un calcio alla porta e spinto fuori i passeggeri». Racconta così, la hostess Tatyana Kasatkina, quanto accaduto a bordo dell’aereo della compagnia di bandiera russa Aeroflot che ha preso fuoco ed è stato costretto a un atterraggio di emergenza all’aeroporto Sheremetyevo. Trentaquattro anni, grazie al suo pronto intervento alcuni passeggeri sono riusciti a mettersi in salvo, 37 secondo il Comitato investigativo russo. I morti sono invece 41.
«Ho spinto fuori i passeggeri, alcuni li ho letteralmente trascinati da dietro, per fare più in fretta. È successo tutto molto rapidamente, tutti erano in piedi, ho visto una signora che telefonava e diceva “stiamo precipitando, stiamo andando a fuoco”». «C’è stato un lampo e uno scoppio – spiega ancora Tatyana – tutti guardavano verso di me, poi ho sentito qualcuno dire che stavano tornando verso l’aeroporto da cui eravamo decollati, che ci stavamo preparando a un atterraggio di emergenza».
Molti passeggeri a quanto si è appreso sarebbero rimasti intrappolati, perché le porte posteriori non erano accessibili, e quelli che erano seduti nei posti più avanti avevano bloccato il passaggio con i loro bagagli.
Tatyana si è salvata, oltre ad aver messo in salvo alcuni passeggeri. Con lei Ksenia Vogel, anche lei assistente di volo. Risulta invece fra le vittime Maxim Moiseev, 22 anni, steward:
il suo sogno era sempre stato quello di lavorare a bordo degli aerei, sarebbe morto mentre cercava di mettere in salvo più persone possibile.
In questa tragedia vi sono state storie di egoismo e di eroismo, sottolineano più fonti citate dalla stampa federale. L’elemento più incredibile è che durante l’evacuazione dal velivolo in fiamme alcune persone hanno tentato di recuperare i loro bagagli o oggetti personali dalle
cappelliere sopra ai sedili, rallentando l’uscita di chi era nella parte posteriore, quella che ha preso fuoco e dove si trovava chi è poi rimasto intrappolato.