I due bimbi caduti dal balcone e morti a Bologna: erano rinchiusi dentro casa in castigo

di redazione

I due bimbi caduti dal balcone e morti a Bologna: erano rinchiusi dentro casa in castigo

| domenica 24 Marzo 2019 - 16:50

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I due bimbi caduti dal balcone e morti a Bologna: erano rinchiusi dentro casa in castigo

BOLOGNA — Li hanno trovati ieri mattina sul selciato del palazzo, uno accanto all’altro, immobili, come due giocattoli rotti. Benjamin e David, 11 e 14 anni, non respiravano già più. Erano caduti dal balcone dell’ottavo piano di un condominio della prima periferia di Bologna, dove vive la famiglia Chabwore di origine keniota, mamma, papà e quattro figli. Nessuno li ha visti volare, nessuno li ha sentiti urlare. «Due tonfi sordi, mi sono affacciato ed erano lì, per terra», indica Ismail, un giovane marocchino che abita al primo piano. In casa c’era solo il padre, Nathan Heitz Chabwore, avvertito della tragedia dai vicini. «Non mi sono accorto di nulla», ha balbettato fra le lacrime, sedendosi disperato su un muretto e trovando poi il modo di scrivere un messaggio Facebook: «Pray 4 my family now thanks». La madre, Dadda, si trovava invece nel negozio di parrucchiera dove lavora, con i due bambini più piccoli.

Tutti, sotto lo stabile popolare di questo quartiere di grandi palazzi e molti migranti, ieri guardavano all’insù, verso l’ottavo e penultimo piano, dove un vetro protegge il balcone dell’appartamento. E tutti si chiedevano com’era possibile che i due fratelli fossero precipitati insieme da lassù. Anche perché i corpi erano spostati rispetto alla verticale. «O si sono lanciati o qualcuno li ha spinti», erano i commenti basati su una logica spiccia. «E invece sembra proprio una disgrazia», ha sintetizzato il procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato, al termine di una giornata campale. Nella quale gli uomini della Squadra Mobile hanno voluto sentire a lungo i genitori per chiarire i punti controversi. Quella posizione dei corpi, apparentemente incompatibile con la caduta accidentale, e il fatto che nessuno abbia udito delle urla.

Il padre, un operatore socio sanitario di 43 anni, ha dato una versione dei fatti che è stata giudicata credibile. «Ero arrabbiato con loro perché li avevo mandati a fare la spesa e non mi avevano portato il resto giusto. Allora ho chiuso la porta di casa per punizione, in modo che non potessero uscire, e sono andato a fare la doccia». E mentre faceva la doccia i figli sarebbero volati giù. Ha detto di non sapere nulla di cosa sia successo sul terrazzino in quei momenti. La madre, trentottenne, ha ricordato che il giorno prima avevano litigato con David. Il ragazzino aveva con sé un telefonino sconosciuto. «È di un mio compagno», si era giustificato. I genitori hanno voluto verificare se era la verità. Non lo era. Lavata di capo, conclusa con la consegna ai carabinieri del cellulare.

Insomma, erano giorni di grandi arrabbiature per papà Nathan. Ragione per cui aveva deciso di chiudere la porta. La sua versione dei fatti è stata ritenuta credibile dagli inquirenti, come pure quella della moglie che ha tenuto a sottolineare l’amorevolezza del marito nei confronti dei figli.

Il risultato è stato che dopo l’audizione fiume entrambi se ne sono tornati a casa. «Al momento non c’è alcun elemento che deponga per un’ipotesi diversa da quella della caduta accidentale», hanno concluso gli investigatori. Anche le testimonianze dei vicini di casa collimano con quanto raccontato dal padre. C’è chi ha visto i fratelli andare a fare la spesa, chi li ha visti tornare. «E anche il punto di caduta, che potrebbe sembrare sospetto, in realtà non lo è: succede che i corpi si spostino. Come può succedere che non ci siano urla». Anzi, l’assenza farebbe pensare più alla disgrazia che al delitto. Per il resto non viene escluso nulla: il gioco fatale, il tentativo di scavalcare il balcone di casa per passare in quello del vicino e cercare così una via di fuga. E pure il doppio suicidio.

Ma senza alcun testimone oculare, a questo punto diventa difficile ricostruire la dinamica della tragedia. «Potrebbe essere successo che uno dei due è scivolato mentre era a cavalcioni sulla ringhiera, il fratello ha cercato di salvarlo e sono finiti giù tutt’e due». Forse non si saprà mai com’è davvero andata. Sulla famiglia si sono rincorse per tutto il giorno le voci più diverse. «Persone tranquille, lui girava sempre in bicicletta, portava i bambini a scuola», taglia corto Claudio Melotti, che li conosce da tempo. «In giugno c’è stata una lite furibonda ed è venuta la polizia», ricorda un altro. «L’anno scorso il ragazzino si è chiuso nel bagno e sono venuti i pompieri a liberarlo». «Questo vuole dire poco. Io penso che lui sia stato un bravo padre». «Era un musone, sempre in silenzio». Nel quartiere tutti dicono la loro. Comunque sia, per la procura si è trattato, con ogni probabilità, di una terribile disgrazia.

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