Il diario di Saman: “Mio padre mi picchia per ogni cosa”

di Redazione

Il diario di Saman: “Mio padre mi picchia per ogni cosa”

| venerdì 30 Settembre 2022 - 00:38

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Il diario di Saman: “Mio padre mi picchia per ogni cosa”

Una storia terribile senza fine quella della giovane Saman Abbas, uccisa brutalmente di suoi familiari solo perché chiedeva una vita normale.

Dopo un anno di vicissitudini in cui ancora non si sono ritrovati i suoi resti, spuntano sempre nuovi orribili dettagli, l’ultimo dei quali riguarda le sue confessioni in un diario.

L’omicidio di Saman Abbas

Partiamo dall’inizio della storia, precisamente dal 30 aprile 2021. Quella notta, la 18enne pachistana viene attirata dai genitori con un tranello e poi consegnata nelle mani dello zio che, insieme ai cugini, la strangola.

Il corpo viene poi chiuso in sacchi neri e occultato nel fondo del Po.

Questi mostruosi dettagli sono venuti fuori nel corso del tempo grazia all’indagine che i Carabinieri hanno portato avanti grazie a due testimoni coraggiosi, ossia il fidanzato Ayub e il fratello minore della ragazza.

Dietro l’omicidio premeditato messo in atto dalla famiglia Abbas, c’era una motivazione ben precisa, ossia alcune foto pubblicate dalla giovane, dove si scambiava baci ed effusioni con il suo fidanzato, conosciuto in una struttura protettiva dove era stata collocata in seguito all’ennesima fuga da un padre despota.

Proprio queste foto, avrebbero fatto scattare la rabbia dell’uomo, che già da tempo si trovava a lottare contro una figlia che reclamava la sua libertà, ribellandosi alle rigide regole imposte dalla sua famiglia e a diversi matrimoni combinati.

Dopo la scomparsa di Saman, i genitori Shabbar e Nazia fuggirono in Pakistan, dove ancora oggi sono latitanti e sulle loro teste pende un mandato di cattura internazionale.

Per quanto riguarda l’esecutore materiale, ossia lo zio Danish, lui e i cugini che lo hanno aiutato, vennero arrestati fra la Spagna e la Francia ma nessuno aveva fornito dettagli utili alle indagini.

Solo poco tempo fa, sono spuntate alcune intercettazioni interessanti, come le parole riferite dal cugino Ikram ad un compagno di cella, al quale avrebbe riferito le modalità dell’omicidio e il luogo in cui è stato occultato il cadavere.

Tuttavia, da subito le ricerche della giovane si concentrarono nelle campagne circostanti la tenuta degli Abbas a Novellara, nonché in pozzi e nascondigli vari, ma non venne mai ritrovata.

È chiaro a questo punto che, essendo stata gettata nel Po, il suo corpo sia strato trasportato via dalla corrente e chissà dove e quando verrà ritrovato.

Le verità sul padre di Saman

Come affermato dal fidanzato Ayub in diverse occasioni di dialogo con gli inquirenti, Saman fuggiva da una vita che per lei era come un carcere e il suo oppressore era principalmente il padre Shabbar.

Il ragazzo ha addirittura confessato che il clan degli Abbas è collegato con la mafia pakistana e in effetti c’erano stati episodi preoccupanti in passato, ad esempio Shabbar si era recato nella terra d’origine per minacciare la famiglia di Ayub, anche lui pachistano.

Quando Saman venne allontanata dei genitori, in seguito all’ennesima fuga, raccontò agli agenti di polizia una storia di violenza inaudita, affermando che suo padre la picchiava per ogni cosa.

“io non voglio sposarmi ma mio padre mi ha riempito di botte quando gliel’ho detto e lo stesso ha fatto quando ho deciso che volevo frequentare le superiori”

questo è un estratto del racconto che ha fatto ai Carabinieri, per poi aggiungere che nel 2019 si è recata in Pakistan per alcuni mesi e qui è stata costretta a fidanzarsi con il cugino 29enne, che doveva sposare l’anno successivo.

Quando si è ribellata al matrimonio, perché il cugino era troppo grande e soprattutto perché non era innamorata di lui, Shabbar la picchiò violentemente.

Anche il cugino in questione era contrario alle nozze ma così voleva la famiglia e anche la madre Nazia, in cui Saman cercava protezione, non la aiutò e le disse che queste decisioni non spettavano a lei.

Quello che stiamo riportando potrebbe essere considerato un diario delle memorie della ragazza, che ha parlato a cuor nudo e in prima persona, riferendo una vita che assolutamente non voleva e che la faceva soffrire.

Saman aveva il sogno di continuare gli studi e già aveva chiesto aiuto ai Servizi Sociali di Novellara.

Il suo carattere indomito e la personalità ribelle, per la mentalità arcaica degli Abbas, erano venuti fuori già in passato.

Nel 2019 infatti fuggì in Belgio per amore ma l’Interpol la rintracciò e la riconsegnò alla famiglia. Anche in questa occasione, il padre la riempì di botte.

“una volta mi lanciò un coltello e colpì mio fratello, senza darmi la possibilità di accompagnarlo in ospedale per le ferite che gli aveva provocato a una mano. mia madre assistette ma non fece nulla”.

Saman Abbas prosegue in suo racconto agli agenti riferendo che spesso Shabbar la cacciava di casa, insieme alla madre e al fratello, costringendoli a dormire per strada.

La furia di Shabbar non è stata causata solo da motivi legati al matrimonio rifiutato, infatti sembra che l’uomo avesse il vizio di bere e quando era ubriaco, reagiva violentemente per i motivi più banali.

L’ultimo episodio di violenza è quello che tutti sappiamo, infatti Saman Abbas conobbe il 23enne Ayub, di cui si innamorò e, ormai maggiorenne, voleva i suoi documenti.

Questi infatti erano stati sequestrati da un padre crudele che pretendeva il controllo sulla figlia ribelle, così la ragazza andò a casa per recuperarli in maniera pacifica e avere finalmente la sua indipendenza.

Non poteva sapere che sarebbe stato il suo ultimo giorno di vita.

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