Alberto tornava a casa in auto la sera in cui gli era stata ritirata la patente: è finito contro un albero, la fidanzata è morta. Il padre era noto per il viaggio avventuroso con il primogenito autistico: “Adesso è Andrea che mi rincuora per la tragedia”
“Alberto sta male, dobbiamo essere forti”. Ora è Andrea che stringe le mani di papà Franco. La parlata è incerta ma la presa è stretta ed è ciò che serve in questo momento, nello scenario che lascia la morte per incidente stradale di una ragazza di 18 anni, dopo una notte pericolosa e incosciente. Ospedale di Mestre, sala d’attesa della terapia intensiva: un figlio autistico cerca di rincuorare il padre con la faccia sprofondata tra le mani. Sono sempre loro, i protagonisti della storia che ha ispirato un libro e anche un film, il papà imprenditore che molla tutto per stare vicino al figlio affetto da autismo.
“Come si può bollare come delinquente un ragazzo di 19 anni per una canna? Come si può dimenticare tutto ciò che di buono ha fatto fino a questo momento per un errore, per un colpo di sonno?”, si dispera Franco Antonello, 24 ore dopo la tragedia che irrompe in questa favola moderna con un incidente stradale che coinvolge l’altro figlio, il diciannovenne Alberto. La notte di Halloween la polizia lo ferma in macchina in provincia di Venezia con sei persone a bordo e una piccola dose di hashish in tasca.
È neopatentato, gli ritirano la patente. Invece di tornare a casa usa il permesso provvisorio di guida per andare alla discoteca King’s di Jesolo insieme alla fidanzata diciottenne Giulia Zandarin. Ballano fino all’alba e, sulla la strada del ritorno, si schiantano contro albero. Lei muore, lui finisce in coma. Lo trovano positivo all’alcol con 0,76. “La gente ora giudica, critica, condanna” si sfoga il padre, mentre attende il bollettino medico. “Allora la faccio io una domanda: pensate forse che la morte non sia una punizione sufficiente anche per noi? Giulia faceva parte della nostra famiglia. Abitava con Alberto da qualche mese, erano lì a pochi metri da casa mia, belli e felici”.
Franco Antonello, imprenditore di Castelfranco Veneto, capelli lunghi, barba incolta, aria sfrontata che nasconde un cuore grande. Il suo sorriso e quello del figlio ventiseienne Andrea, nei giorni dell’indimenticabile traversata degli Stati Uniti in moto, hanno ispirato il romanzo di Fulvio Ervas Se ti abbraccio non aver paura e il film di Gabriele Salvatores Tutto il mio folle amore, con Claudio Santamaria e Valeria Golino. Ora è come se i ruoli si fossero invertiti. Andrea vede la sofferenza del padre, la capisce, prova ad alleviarla con abbracci, anche scomposti, in ogni momento.
“Ho visto Alberto giovedì sera” ricorda Franco. “Ci siamo abbracciati, mi ha detto: tranquillo papà, vado piano. Lui e Giulia erano fidanzati, sono usciti come fanno tanti altri ragazzi della loro età ed è successa questa tragedia. Davvero vogliamo giudicare questo?”.
Non è facile far finta di niente di fronte alle critiche e ai giudizi che, nell’era dei social, arrivano prepotenti anche nel momento del dolore. “Per mezzo grammo di erba si butta dal precipizio un ragazzo che ha commesso un errore. Fatale, certo, e il tempo non potrà mai cancellare questo dolore. Ma è pur sempre un errore. Mi piacerebbe percepire uno spirito di sostegno, vorrei che le persone utilizzassero le energie per aiutare e non per demolire, vorrei che chi ci conosce si rendesse conto che siamo sempre noi, che non siamo cambiati. Fino a due giorni fa eravamo una famiglia piena di valori.
Ora non possiamo essere diventati delinquenti”. Se c’è una colpa che si addossa Franco Antonello è quella di aver sempre dirottato la maggior parte delle sue energie verso l’altro figlio, quello ingabbiato nell’incapacità di comunicare. “Alberto ha sempre sofferto la diversità di suo fratello, si vergognava” confessa il genitore. “Ora però era cambiato tutto, il mio cuore si riempiva di soddisfazione nel vederli finalmente uniti come due fratelli dovrebbero essere. Questa, oggi, è l’unica certezza: da un dolore così grande possiamo uscirne solo insieme”.