Una signora di Busto Arsizio chiede i danni Vita sessuale rovinata per colpa del dentista. MILANO _ Che un dentista possa lasciare sensazioni non sempre piacevoli nella bocca di un paziente è piuttosto frequente, ma che le sue cure arrivino a ridimensionare il piacere sessuale è difficilmente immaginabile.
La singolare disavventura sarebbe occorsa ad una signora di Busto Arsizio che sostiene di aver perduto la capacità di apprezzare il rapporto orale con il marito. Per questo la signora in questione, che ha quarant’anni e teoricamente davanti ancora una lunga vita da gustare in tutti i suoi aspetti, ha deciso di mettere mano alla carta bollata e di citare in giudizio il dentista che le avrebbe rovinato la vita di coppia con il partner. E la stessa interessata a spiegare nell’atto di citazione mandato al tribunale civile di Busto le circostanze della sua disavventura.
Presentatasi al medico per farsi curare una banale carie, la donna sarebbe stata sottoposta ad una trapanazione che, oltre a devitalizzarle il nervo malato, le avrebbe tolto anche la sensibilità palatale. Un disagio che nel caso specifico andrebbe al di là dell’immaginabile, in quanto la malcapitata afferma che in seguito alla terapia i suoi rapporti orali col marito avrebbero perduto l’originale piacere. Da qui la decisione di chiedere all’odontoiatra il risarcimento del danno, sia morale che biologico, tenuto conto che la sua vita è sicuramente peggiorata dopo quel trattamento sanitario.
La signora di Busto non indica la cifra precisa che dovrebbe rimborsarle la perduta sensibilità, ma lascia al tribunale ogni valutazione della vicenda e la quantificazione del danno sul piano numerico. Saranno dunque i giudici, siano essi uomini o donne, facenti parte del collegio, a misurare l’entità della perdita biologica patita dalla promotrice della causa, sia sul piano affettivo che materiale. Per arrivare a questa stima sarà nominato un perito il quale potrà però esprimersi soltanto sulla regolarità del trattamento terapeutico eseguito dal dentista e quindi sulla professionalità del medico stesso chiamato in giudizio.
Per il resto, su quelli che potrebbero essere definiti gli aspetti collaterali, il consulente tecnico non potrà avvalersi di una percezione diretta. E allora dovrà essere raccolta la testimonianza del marito che potrà spiegare quanto ha effettivamente pesato sul suo rapporto sessuale con la moglie quel trattamento sanitario che avrebbe dovuto soltanto debellare una carie.
I fatti accaduti, risalgono a novembre 1998.