Lampadari che oscillano, porte e finestra che tremano, forti boati. Mercoledì pomeriggio la pedemontana trevigiana, tra Miane, Valdobbiadene e Segusino, è tornata nuovamente a tremare, dopo le sei scosse che avevano caratterizzato la nottata tra lunedì e martedì. Alle 16.20 ecco un’altra scossa, questa volta di magnitudo 3.5, localizzata ad una profondità di circa 10 chilometri nella zona del monte Cesen, al confine tra i territorio di Valdobbiadene e Miane.
Fortunatamente non si è registrato nessun danno (le telefonate al centralino dei vigili del fuoco del comando provinciale di Treviso sono state appena due, entrambe di richieste di informazioni) ma l’inquietudine di chi vive nella zona dell’Altamarca giocoforza va crescendo, anche attraverso il tam tam sui social. La scossa è stata percepita distintamente nella fascia delle prealpi trevigiane, a Montebelluna e dintorni ma anche nel bellunese, in particolare nei territori di Alano di Piave e Quero-Vas.
«Localizzazione e caratteristiche dello scuotimento – hanno chiarito gli esperti del Centro di Ricerche Sismologiche dell’OGS– sono molto simili a quelle del terremoto principale delle 2.45 di ieri (martedì notte ndr) di magnitudo 3.7». Alcune ore dopo le prime scosse, per intensificare il monitoraggio, erano state installate a Miane, Quero, Feltre e Lentiai quattro stazioni sismiche temporanee, con la collaborazione delle amministrazioni comunali e delle Associazioni di volontari di Protezione Civile.
Faranno parte di una rete ben più ampia di 300 sensori che saranno installati in 180 sedi di protezione civile e 120 strutture pubbliche. «Ci permetteranno di essere più precisi nella localizzazione – spiega l’assessore alla protezione civile del Veneto, Gianpaolo Bottacin – Saranno più performanti rispetto a quelli dell’Ignv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia)». In tutto, grazie a questa strumentazione sono stati individuati e localizzati nelle ultime 48 ore, 20 terremoti di magnitudo compresa tra 0.1 e 3.7.
La Protezione civile del Veneto monitora costantemente la situazione e cerca di rassicurare la popolazione. «Non sono preoccupato, non più di due giorni fa – sottolinea Bottacin – Vivo nell’Alpago dove, nel 1873 e nel 1936, si sono verificate le ultime scosse di terremoto che hanno provocato vittime in Veneto. Siamo in un’unica ampia zona sismica: non è detto che questa attività sismica sia necessariamente premonitrice di una scossa più potente, come del resto non si può escluderlo. Dove il rischio sismico è basso non significa che non esista, è solo meno probabile». Già nel 2011 e nel 2015 infatti questa zona della Marca era stata interessata da sciami sismici, molto simili a quelli di questi giorni con scosse di magnitudo sotto al 4 che difficilmente provocano danni importanti.
«Ero in municipio e ha sentito molto bene la scossa, anche per vicinanza all’epicentro – racconta il sindaco di Valdobbiadene, Luciano Fregonese – il fatto che questi eventi si verifichino con questa magnitudo e con una frequenta di circa cinque anni, ci fanno ricordare che viviamo in una zona con sismicità medio alta. Un dato importante sia per quanto riguarda l’adeguamento sismico di edifici pubblici privati, sia nel riconoscere le procedure da adottare in caso di evento calamitoso, come avere sempre con sè le cose di prima necessità prima di mettersi in protezione».