Julen è morto ma il papà non si da pace: «Lo sentivo piangere»

di redazione

Julen è morto ma il papà non si da pace: «Lo sentivo piangere»

| sabato 26 Gennaio 2019 - 14:51

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Julen è morto ma il papà non si da pace: «Lo sentivo piangere»

«Ho infilato il braccio fino alla spalla, appoggiando la testa per terra per raggiungerlo… Pensavo fosse più vicino. Ho sentito il pianto di mio figlio»: è il racconto drammatico di José Rosellò, il papà del piccolo Julen, il bimbo caduto in un pozzo profondo 110 metri nei dintorni di Malaga, che ha tenuto tutto il mondo con il fiato sospeso. 

Dopo il ritrovamento del corpo nella notte, cresce l’attesa per l’autopsia. Si cercherà di capire quando e come sia morto. Nel frattempo un delegato del governo andaluso ha dichiarato che il piccolo di due anni sarebbe precipitato fino a 71 metri in caduta libera, ma com’è finito là sotto? Per capire le dinamiche è necessario tornare a quel 13 gennaio.

Julen era con i genitori a Totalán, vicino Malaga, per un picnic. Insieme a loro anche una cugina, il suo fidanzato e la loro figlia. Domenica 13 gennaio alle 14.00 è caduto nel pozzo di 25 centimetri di diametro. Il padre di Julen, José Roselló, ha raccontato in un’intervista al giornale “Diario Sur” cos’è successo quel pomeriggio.

Si trovavano in campagna, su un terreno di loro proprietà, dove quel giorno avrebbero iniziato dei lavori. «Stavo facendo la legna -spiega l’uomo – e mia moglie ha risposto al telefono per avvisare che non sarebbe andata al lavoro (un fast food di Malaga).

Lei era con Julen e mi aveva chiesta di guardarlo mentre lei chiamava». Il bambino si è allontanato e nessuno se n’è accorto. A circa 10-15 metri di distanza la cugina ha iniziato a urlare: «Il bambino!», temendo che inciampasse. Lei e José sono corsi verso di lui, ma era troppo tardi: il piccolo è inciampato e caduto nel pozzo.

«Io sono arrivato – continua il padre – appena dopo la caduta. Ho tolto come ho potuto le pietre attorno, che prima erano state usate per coprire il buco, e ho infilato il braccio fino alla spalla, appoggiando la testa per terra per raggiungerlo… Pensavo fosse più vicino. Ho sentito il pianto di mio figlio». Il pozzo era stato scavato da poco, a dicembre, per cercare l’acqua nel terreno dei cugini, ma sembra senza le dovute autorizzazioni. Non era stato mai sigillato e l’uomo non sapeva che era profondo 110 metri. Poco dopo sono stati chiamati i soccorsi, dopo 13 giorni l’amaro epilogo.

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