“Niente più morti in mare, niente più ONG, niente più sfruttamenti ed un collegamento che si può sfruttare anche e soprattutto per operazioni commerciali tra Europa e Africa”. E’ questa la proposta di Paolo De Titta, ragazzo alle prime armi in politica. Una provocazione più che una proposta. Il problema però è reale e alla ribalta mediatica ogni giorno. La soluzione, a quanto pare, è più difficile del previsto.
“Nel 2019 una persona ogni tre ha perso la vita nel tentativo di arrivare in Europa lungo la rotta per la Libia”.
Lo comunica su Twitter l’account italiano del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, condividendo un post di Charlie Yaxley, portavoce dell’organismo.
“Non esiste un porto sicuro in Libia”, ha continuato Yaxley, sottolineando che nonostante questo non ci siano navi governative o Ong in mare, pronte ad effettuare operazioni di ricerca e soccorso.
“È chiaro che questa situazione non può continuare”, ha concluso. Non basta chiudere i porti: si tratta certo di una diminuzione (circa del 91% rispetto al 2018) negli sbarchi, ma i morti non calano, anzi. Solo nei primi 4 mesi del 2019 nel Mediterraneo sono morte 422 persone.
In media si tratta della percentuale di morti più elevata sul totale delle partenze dal 2014. Come scrive Matteo Villa dell’Ispi: “Più l’Europa cede il controllo dei salvataggi alla Guardia costiera libica, più aumenta il rischio di morte in mare.