Amelia ce l’ha fatta ed ha vinto la sua battaglia. La bambina, nata prematuramente a ventisei settimane, pesava circa settecento grammi, aveva lesioni al cervello, problemi cardiaci con una sorta di “buco” nel cuore ed ha avuto bisogno di tre trasfusioni di sangue. Sua madre Louise, 31 anni, ha partorito dopo essersi recata all’ospedale di Nuneaton, nel Warwickshire, quando non riusciva più a sentire la sua bambina muoversi. Amelia ha passato novantaquattro giorni in ospedale prima di poter finalmente tornare a casa con i suoi genitori. Ora è felice, in buona salute e ha festeggiato il suo primo compleanno con mamma e papà.
Ricordando la nascita di Amelia, Louise ha detto: «Sono arrivata in ospedale alle 17.00, due ore dopo è nata Amelia. Io e mio marito ci siamo sentiti completamente sotto choc, non credevamo che una bambina potesse nascere cosi precocemente e sopravvivere». Ha poi aggiunto: «Era piccola, potevamo distinguere i suoi organi attraverso la sua pelle traslucida. Era persino più piccola di un coniglietto di pelouche che le era stato regalato».
Il piccolo cuore di Amelia ha smesso di battere appena nata ed ha ricevuto subito il supporto medico di rianimazione, prima di essere separata da sua madre e trasferita in un altro ospedale. «E’ stato terribile non poter stare con lei», ha aggiunto Louise.
«Il mio istinto materno mi diceva di correre nell’altro ospedale per poter restare insieme, una madre deve stare insieme alla propria figlia, ma fortunatamente mio marito Dan è rimasto con lei finché non ho potuto raggiungerli». Amelia è nata a seguito di un parto cesareo d’urgenza. Aveva subito un distacco placentare che si verifica quando la placenta si separa dall’utero prima del parto.
Dal 4 giugno 2018, giorno del suo ritorno a casa, Amelia non ha problemi di salute e vive felicemente a Tamworth, nello Staffordshire, con la sua famiglia. «Abbiamo appena festeggiato il suo primo compleanno, qualcosa di impensabile. Ma siamo persone positive e abbiamo sempre pensato per il meglio», afferma Louise. Il papà ringrazia gli operatori sanitari:
«Non chiedevamo altro che poter tornare a casa con nostra figlia. Dobbiamo ringraziare l’ospedale ed il suo staff per questo». Dan e Amelia stanno ora raccogliendo fondi per il personale ospedaliero che ha salvato la vita alla loro figlia. Da IlMessaggero.it