La storia di Serena Rutelli e quelle minacce di morte da parte del padre biologico

di redazione

La storia di Serena Rutelli e quelle minacce di morte da parte del padre biologico

| lunedì 06 Maggio 2019 - 17:05

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La storia di Serena Rutelli e quelle minacce di morte da parte del padre biologico

Dopo l’abbandono da parte della madre (ad oggi è una clochard), Serena e sua sorella sono state portate dal padre in una casa famiglia gestita dalle suore. Abbandonate presso le suore con la scusa di portarle al parco giochi. Una bugia utilizzata per abbandonarle definitivamente. Le ragazze sono state in seguito adottate da Barbara Palombelli e Francesco Rutelli, ma nei primi anni, nonostante l’abbandono, il padre biologico non ha mai perso la patria podestà. Nemmeno in seguito all’adozione, un legame durato diversi anni ancora.

A rendere pubblici questi episodi è stata proprio la madre adottiva, Barbara Palombelli, che ha esposto tutto in un suo libro ‘Mai Fermarsi‘: “I primi mesi con Serena e Monica sono stati mesi terribili: portare in giro due ragazzine che non hanno il tuo cognome e senza un pezzo di carta che ti autorizzi è un’impresa durissima. E rischiosa: in caso di incidente, di allergia o di una banale infezione, i genitori biologici – all’epoca ancora titolari della patria potestà, incredibilmente non decaduta dopo anni di abbandono e di istituto – avrebbero potuto rivalersi su di noi […]

Hanno dieci e sette anni, ma non hanno mai festeggiato un compleanno, mai un Natale in famiglia, mai visto il mare, mai un film, mai un ascensore, mai uscite con il buio, mai frequentato un fast food, mai fatto uno sport. […] Al luna park Monica era scoppiata in un pianto disperato solo perché la sorella si era separata da lei per salire sul trenino del lago“.

Il racconto della Palombelli all’interno del suo libro continua illustrando quanto il padre naturale era un uomo violento, ma ora è deceduto: “Il padre biologico, un uomo violento e pericoloso, allora girava ancora per la città.

Potevamo incontrarlo, lui o uno dei suoi amici malavitosi, le ragazze ne avevano il terrore. […] Il tribunale, che aveva più volte messo sotto processo il padre biologico per violenze fisiche e altri reati, condannandolo a sei anni in via definitiva, non faceva decadere la patria potestà nonostante gli ormai tre anni di distacco dalle piccole. Senza la dichiarazione dello stato d’abbandono, nessun minore può diventare adottabile. E lui, che non era in carcere (…) continuava a vagabondare.

Le ultime parole che aveva pronunciato all’indirizzo delle suore e che le bambine avevano sentito benissimo erano state gridate: ‘Un giorno tornerò e vi ucciderò tutte’. Ogni tanto Serena continua a chiedermi: ‘Non è che un giorno ci trova?’.” Foto credits: IlSussidiario (Serena con il fidanzato).

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