Patrizio Podini, fondatore della catena di supermercati Md, in un’intervista rilasciata a Il Mattino oggi parla dei rincari dovuti al boom dell’energia e delle materie prime. E spiega che anche i suoi discount dovranno aumentare i prezzi: «Noi aumenteremo un po’ i prezzi cercando di contenerli al massimo, ma speriamo di conquistare nuovi consumatori e che questi, quando confronteranno i nostri prezzi con quelli dei supermercati, ribadiranno la nostra competitività».
Secondo Podini dopo i rincari di ferro e alluminio e l’esplosione dei costi dei noli dalla Cina gli aumenti sono difficili da prevedere. E aggiunge: «Vuole un esempio? I pomodori rossi. I costi per un chilo o una scatola di pelati arriveranno ad agosto, quando ci saranno i primi confezionamenti, al 25% in più di oggi». E non finisce qui. Perché a questo aumento andrà sommato il costo del trasporto: «La morale?
Un chilo di pomodori in scatola costerà almeno il 30% in più. Ma già adesso l’olio di semi è aumentato del 50% e non sono neanche stati trasmessi tutti i prezzi al pubblico. Se la politica non troverà soluzioni intelligenti il rischio di trascinare questa incertezza nel 2023 rimarrà forte». Gli aumenti hanno colpito tutta la filiera agroalimentare.
Gli agricoltori per le operazioni colturali – ha spiegato ieri la Coldiretti – sono costretti ad affrontare rincari dei prezzi fino al 50% per il gasolio necessario per le attività che comprendono l’estirpatura, la rullatura, la semina e la concimazione:
«L’impennata del costo del gas, utilizzato nel processo di produzione dei fertilizzanti, ha fatto schizzare verso l’alto i prezzi dei concimi, con l’urea passata da 350 euro a 850 euro a tonnellata (+143%). L’aumento dei costi riguarda anche l’alimentazione del bestiame, il riscaldamento delle serre per fiori e ortaggi e il gasolio per le imbarcazione con oltre la metà dei costi che le aziende ittiche devono sostenere è rappresentata proprio dal carburante».
Davide Trombini, presidente di Fiesa Assopanificatori Confesercenti, ha parlato del prezzo del pane: «I prezzi all’ingrosso delle farine di grano tenero hanno chiuso l’anno (i mesi di novembre e dicembre) con incrementi superiori al 30%, quelli delle semole di grano duro con aumenti vicini al 90%. Oltre a questi, il 2021 è stato un anno di forte aumento per le tariffe, che non si sono arrestate nel 2022, portando la componente energetica a raddoppiare la propria incidenza sulla struttura dei costi aziendali».