Le risate delle maestre sul bimbo ucciso a botte: “Lo chiamavamo scimmia”

di redazione

Le risate delle maestre sul bimbo ucciso a botte: “Lo chiamavamo scimmia”

| domenica 21 Aprile 2019 - 10:12

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Le risate delle maestre sul bimbo ucciso a botte: “Lo chiamavamo scimmia”

«Tutti i giorni venivano con il volto tumefatto. La sorellina è venuta in classe con un pezzo di orecchio mancante». Sono frasi che raccontano l’orrore, quelle mandate in onda da «Chi l’ha visto» che ha ricostruito le intercettazioni delle maestre del piccolo Giuseppe, ucciso a Cardito dal patrigno. Frasi che raccontano di come le insegnanti del bimbo e della sorella, anche lei picchiata da Tony Essoubti Badre , fossero a conoscenza di quanto succedeva ai due bimbi. Di come a scuola arrivassero entrambi con i lividi.

«L’ha ucciso a palate, ma tutti i giorni lo faceva, l’altro giorno la sorellina è venuta con un pezzo di orecchio mancante» dice un’insegnante al telefono. «Lo picchiava, lo picchiava a sangue» dice la maestra che spiega di aver inviato una segnalazione alla preside nove giorni prima della tragedia. «Però il bambino non parlava – aggiunge la donna – io lo chiamavo scimmiottella, e lui diceva “no scimmia no”».

Una segnalazione che non è bastata per salvare la vita al bimbo di 8 anni. Per la morte di Giuseppe, avvenuta alla fine di gennaio, oltre al patrigno, nei giorni scorsi è stata arrestata anche la madre Valentina Casa, con le accuse di omicidio aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi nei confronti di Giuseppe, tentativo di omicidio nei confronti dell’altra figlia che sfuggì per caso alla furia bestiale del compagno.

La donna avrebbe tentato di cancellare le prove del pestaggio. Tony Essoubti Badre, 24 anni, compagno della donna, arrestato subito dopo la morte del bambino, aveva raccontato agli inquirenti:

«Per comprare la cameretta nuova avevamo fatto molti sacrifici: perciò quando i bambini hanno rotto le sponde del letto ho perso il controllo e li ho picchiati. Facevano troppa confusione, non stavano fermi un minuto». Sia Giuseppe Dorice che la sorella Noemi erano stati presi a calci a pugni, si era parlato anche di un manico di scopa usato per colpirli. Il medico che aveva visitato Noemi aveva raccontato di

«Non aver mai visto nulla di simile». Giuseppe, dopo essere stato picchiato, era stato lasciato per ore agonizzante sul divano «curato solo con una pomata».

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