Il suo ricordo a fine articolo. I funerali di René Robert si terranno domani a Pantin, alle porte di Parigi. A salutare il fotografo autore di splendidi ritratti delle stelle del flamenco, e grande amico dello scomparso Paco de Lucia, ci saranno la vedova e Michel Mompontet, il regista e giornalista che ha raccontato la storia della sua morte.
Nove ore di agonia in strada in pieno centro a Parigi: René Robert è caduto a terra poco dopo essere uscito di casa, intorno alle 21, probabilmente per un malore. Nessuno si è fermato ad aiutarlo per tutta la notte, in un quartiere frequentato, vicino a place de la République. L’allarme lo ha dato all’alba un clochard, che sa che cosa significa passare la notte al freddo.
I pompieri hanno portato Robert di corsa all’ospedale ma è morto, complice l’ipotermia, a 85 anni, poco dopo il ricovero. «Era anziano ma stava bene, non doveva morire così. Se qualcuno si fosse fermato sono certo che si sarebbe salvato», dice l’amico. La morte di René Robert diventa l’occasione per ripensare a che cosa sia diventata una città come Parigi, simile in questo a tante metropoli di tutto il mondo, Italia compresa.
Le persone che rimangono sdraiate a terra, di solito barboni che l’asettico gergo amministrativo francese ha ribattezzato SDF (Sans domicile fixe), sono migliaia, e il loro numero è in crescita. Secondo la Fondation Abbé Pierre i clochard in tutta la Francia sono 300 mila, una cifra che in dieci anni è raddoppiata. Solo a Parigi sono tremila, e se qualcuno la notte viene portato nei rifugi, molti restano per strada anche d’inverno, perché nelle strutture non c’è posto per tutti o perché loro stessi preferiscono non andarci.
I parigini hanno fatto l’abitudine a vedere un essere umano sdraiato per strada a terra, anche inanimato. I tanti volontari delle associazioni si avvicinano e portano assistenza, ma la reazione più comune dei passanti è di tirare dritto. Lo hanno fatto anche coloro che la sera e poi nella notte tra il 19 e il 20 gennaio devono avere visto René Robert sul marciapiede al numero 89 di rue Turbigo, proprio davanti alla fermata Temple della metropolitana.
Hanno pensato che fosse il solito ubriaco, lo hanno scansato e poi represso in un istante, come sempre, il senso di colpa. L’amico Mompontet rifiuta di accusarli «perché non sono sicuro che io stesso mi sarei mai fermato. Ma l’indifferenza uccide, dobbiamo cambiare e smetterla di voltarci dall’altra parte».