Ha annegato la figlioletta di quattro anni nella vasca da bagno e poi ne ha bruciato il corpicino nel giardino di casa, in segno di sacrificio a Dio.
Questa la ricostruzione fatta dall’accusa nel processo a Carly Ann Harris, 38 anni, arrestata nel Galles del Sud nel giugno scorso per la morte della piccola Amalia.
La donna ha negato di aver ucciso la figlia. Accusa e difesa sono concordi nel considerare la 38enne affetta da disturbi mentali.
Nel giorno della morte della piccola, i vicini hanno sentito delle urla, sono scesi in strada e hanno trovato Carly Ann Harris in piedi, nel giardino d’ingresso, che diceva «Dio l’ha presa con sé, gli angeli l’hanno portata via».
La donna appariva stordita. Poi, quando uno dei vicini è andato nel cortile sul retro, la tragica sorpresa: i resti carbonizzati di Amelia erano sopra un tavolo da caffè, coperti da un piumone.
«Sono stati gli angeli a dirmi di farlo, arrestatemi pure, va bene così», ha detto la donna all’arrivo della polizia.